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Come proteggersi dalla salmonella

I mesi estivi sono quelli a più alto rischio. Ecco gli accorgimenti da usare
7 Giugno 2021 - ore 08:41 Redatto da Redazione Meteo.it
7 Giugno 2021 - ore 08:41 Redatto da Redazione Meteo.it
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(foto: Guvo59/Pixabay)

Con l'estate alle porte, e di conseguenza con l’arrivo del caldo, notoriamente aumenta il rischio di contagio della salmonella. Un tema a cui prestare certamente attenzione, ma per il quale non c'è bisogno di avere timore: ricordandosi di alcune precauzioni di base e di una serie di accorgimenti si può ridurre moltissimo il rischio, dunque stare tranquilli. Ma quali sono questi comportamenti virtuosi da adottare nei mesi a venire? Abbiamo raccolto qui alcune informazioni che è bene tenere a mente.

Cos’è la salmonella e come gestirla

Anzitutto la salmonellosi, meglio conosciuta con il nome degli agenti che la causano - ossia i batteri della salmonella - è un'infezione che colpisce l'apparato digerente sia degli esseri umani sia degli animali. La causa principale dell'infezione è solitamente l’ingestione di cibi e bevande contaminate, oppure più raramente il contatto con oggetti o piccoli animali che contengono le salmonelle. I sintomi principali, che si manifestano al massimo entro 36 ore rispetto a quando si ingerisce un cibo contaminato, sono febbre, nausea, diarrea, vomito e dolori addominali.

"I sintomi della salmonellosi sono molto spiacevoli, ma il più delle volte passano in 3-5 giorni", ha spiegato a Meteo.it Antonia Ricci, direttrice generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs) delle Venezie. "Generalmente è molto facile accorgersi di aver contratto l'infezione: oltre alla rapidità di manifestazione dei sintomi, che quindi porta facilmente a identificare il pasto o il cibo che ha causato l'infezione, la salmonellosi è distinguibile dalle altre gastroenteriti perché spesso anche altre persone che hanno partecipato allo stesso pasto hanno i medesimi sintomi". Insomma, se si sta male in più d'uno, la salmonellosi è una delle prime ipotesi da valutare.

Dal punto di vista del da farsi, è importante anzitutto mantenere una corretta idratazione, sopratutto nei periodi più caldi dell'anno, restare a riposo e aspettare che i sintomi passino. "Assumere antibiotici è non solo inutile ma anche sconsigliato", ha precisato Ricci, "e se i sintomi persistono anche dopo 4 o 5 giorni è bene contattare il medico". Non tutti, però, manifestano l'infezione allo stesso modo: "l'intensità dei sintomi non è sempre uguale, ma dipende dalla quantità di batteri ingeriti, e soprattutto c'è una forte variabilità individuale da persona a persona. In linea di massima, comunque, meno salmonelle si mangiano è meglio è".

Perché l'estate è il periodo peggiore

Come ha spiegato Ricci, "il rischio di contrarre la salmonella aumenta tra giugno e settembre principalmente per una questione di temperatura: le salmonelle si moltiplicano molto più facilmente con il caldo, quindi l’estate è il periodo dell’anno più pericoloso. Infatti è molto più probabile che gli alimenti siano conservati male e mantenuti troppo al caldo, per esempio nel caso di pasti all’aperto, picnic, grigliate o altre occasioni". Insieme al caldo, anche l’umidità è un elemento favorevole al proliferare delle salmonelle, e infatti nei paesi con un clima umido è importante alzare ulteriormente il livello di igiene e rafforzare le precauzioni.

(foto: Pixabay)

Ci sono alcuni cibi in particolare a cui prestare maggiore attenzione. "Gli alimenti più pericolosi sono quelli che contengono uova crude, come tiramisù e maionese", ha chiarito Ricci. "La soluzione più sicura prevede l’utilizzo dell’uovo pastorizzato, ma se si preferisce utilizzare uova fresche, queste devono esserlo particolarmente, proprio freschissime". Per fare un esempio, nel caso di acquisto al supermercato è bene utilizzarle entro una settimana.

Un altro punto fondamentale per ridurre il rischio di contrarre la salmonellosi riguarda la conservazione degli alimenti una volta pronti. "I cibi preparati vanno tenuti in frigorifero, ed è fondamentale non mantenerli a temperatura ambiente per periodi prolungati. E se avanzano, purtroppo è meglio buttarli", ha aggiunto Ricci. Un caso tipico riguarda il tiramisù al picnic: riportare a casa ciò che avanza, e mangiarlo il giorno dopo non considerando il rischio di salmonellosi, è uno degli errori più frequenti.

Ma il problema non sono solo le uova crude: da aggiungere alla lista degli elementi da tenere sott'occhio ci sono frutti di mare e molluschi, in particolare se sono crudi o poco cotti. "Per risolvere il problema basta cuocere abbondantemente questi cibi", ha chiarito Ricci, "mentre le salmonelle non vanno confuse con ciò che accade per sushi e sashimi, in questo caso le potenziali problematiche sono altre, come il verme parassita Anisakis". Mentre a completare l'elenco dei cibi da trattare con cura ci sono il latte crudo e i suoi derivati, la carne e derivati, le creme per dolci, le salse e anche frutta e verdura come germogli, insalata e anguria.

(foto: Congerdesign/Pixabay)

Nessuna rinuncia, ma solo alcune attenzioni

Per fortuna non è affatto necessario smettere di mangiare i cibi fino qui elencati, perché con alcune semplici precauzioni è possibile ridurre di molto il rischio di contagio.

"La prima regola, oltre alla conservazione, è l’igiene nella preparazione degli alimenti in cucina", ha aggiunto Ricci. Attenzione dunque al lavaggio delle mani, alla pulizia delle superfici come taglieri e piani di lavoro e alla cross-contaminazione tra alimenti crudi e cotti. "Per esempio, tagliare del pollo crudo e dei pomodori sulla stessa superficie può essere pericoloso. Il primo può contenere salmonelle, ma cuocendolo si elimina il rischio, mentre se i pomodori crudi vengono contaminati allora posso essere veicolo di infezione". Un altro consiglio riguarda il posizionamento dei cibi in frigorifero, evitando contatti tra cibi crudi e cotti. "E poi", ha concluso Ricci, "è bene scongelare i cibi in frigorifero e non a temperatura ambiente, per evitare la proliferazione della salmonella in quel lasso di tempo".

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