Annegamenti, ogni anno 330 morti in Italia. Il 12% ha meno di 18 anni

L’ultimo caso è quello di un ragazzo di 21 anni morto dopo essersi tuffato nel Piave. Ma la strage è continua e con la stagione estiva il rischio inevitabilmente aumenta. I numeri sono impressionanti: ogni anno in Italia muoiono 330 persone per annegamento.
Di queste il 12% ha meno di 18 anni. Parliamo di quaranta decessi di bambini o adolescenti, con i maschi che rappresentano l’81% di questa mortalità in età pediatrica. Più di metà degli annegamenti nelle piscine, il 53%, riguarda gli under 12.
Annegamenti, allarme bambini
I dati arrivano, come riporta l’Ansa, dal secondo rapporto dell'Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e degli incidenti in acque di balneazione, appena pubblicato nell'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Nella quasi totalità dei casi degli annegamenti dei più piccoli, un bambino che non sa nuotare muore perché cade in acqua o finisce, giocando, nell'acqua fonda, dopo essere sfuggito dall'attenzione dei genitori.
"L'acqua, anche quando è una pozza d'acqua o ‘uno stagno’, esercita un'attrazione fatale su qualsiasi bambino”, spiega Vincenzo Ferrara, che ha curato il rapporto. “Nelle piscinette gonfiabili il rischio che un bambino piccolo, che ha da poco cominciato a camminare, si rovesci dentro è molto elevato. Dobbiamo ricordare che un bambino caduto in acqua, scomparirà dalla vista entro 20 secondi".
Annegamenti, i consigli per evitare rischi
Tra i principali consigli ci sono: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate, evitare di immergersi in caso di mare mosso o con correnti di ritorno, seguire le indicazioni dei sorveglianti, educare i bambini all'acquaticità fin da piccoli, evitare di tuffarsi repentinamente subito dopo aver mangiato o un'esposizione prolungata al sole, tuffarsi dalle scogliere solo da altezze e con profondità adeguate.
"Instaurare un corretto rapporto con l'acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini”, conclude Andrea Piccioli, direttore generale dell'Istituto Superiore di Sanità, “e con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento".