FacebookInstagramXWhatsApp

Quanto inquina una mascherina?

L'impennata globale nella produzione di dispositivi di protezione rischia di creare danni irreparabili, dall'inquinamento atmosferico fino agli ecosistemi marini
Ambiente7 Aprile 2021 - ore 08:19 - Redatto da Redazione Meteo.it
Ambiente7 Aprile 2021 - ore 08:19 - Redatto da Redazione Meteo.it
(foto: Unsplash)

Chirurgiche o Ffp che siano, le mascherine stanno avendo un ruolo importante e decisivo nel limitare la diffusione dei contagi con il virus Sars-Cov-2 (e pure dell'influenza stagionale), ma rappresentano allo stesso tempo una forma di inquinamento che sta danneggiando i nostri ecosistemi, a partire dagli oceani. Nel corso del 2020 e nel primo trimestre del 2021, contestualmente all'emergenza sanitaria globale, il numero di mascherine prodotte e utilizzate è cresciuto enormemente, facendo emergere con forza il problema del loro smaltimento. Un allarme che è stato lanciato di recente anche dall'Istituto superiore di sanità e dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (l'Ispra).

Quante mascherine si usano nel mondo

Rispetto al pre-pandemia, il numero di mascherine utilizzate è aumentato in maniera smisurata: basta pensare che il mercato dei dispositivi di protezione individuale è passato da un valore di 800 milioni di dollari del 2019 a 166 miliardi di dollari del 2020. Rimanendo in termini numerici, attraverso analisi statistiche è emerso che a livello globale vengono utilizzate 129 miliardi di mascherine al mese, ossia 3 milioni al minuto.

A causa del nuovo coronavirus è aumentato di molto anche il consumo di altri prodotti in plastica, che contribuiscono a inquinare il nostro pianeta. Tra questi si possono citare anzitutto i guanti monouso (65 miliardi di paia al mese a livello globale) e bottigliette di varie dimensioni di gel idroalcolico. In senso lato, poi, le precauzioni anti-contagio hanno portato anche ad aumentare l'uso di contenitori monouso, di vaschette per alimenti e di altra oggettistica in plastica che negli ultimi anni si stava cercando di utilizzare sempre meno.

(foto: Vogendras31/Pixabay)

Il problema ambientale

In commercio esistono mascherine di molti tipi diversi, ma nella grande maggioranza dei casi quelle utilizzate sono usa e getta, non a caso responsabili numero uno di questa nuova forma di inquinamento. Le più conosciute sono le mascherine chirurgiche, che sono composte da 3 strati: uno esterno non assorbente costituito da poliestere, uno intermedio composto da tessuti come prolipropilene e polistirolo, infine uno interno assorbente formato da cotone. A destare grande preoccupazione sono soprattutto le microfibre di plastica, che possono originarsi durante la realizzazione delle mascherine, ma anche durante l'uso e il successivo smaltimento.

Oltre alla parte multistrato della mascherina ci sono poi gli elastici e la barretta metallica per stringere il dispositivo in maniera adeguata sul naso. Alcuni indicatori suggeriscono che circa il 75% delle mascherine impiegate nel mondo finisca nelle discariche, o peggio ancora una parte di queste arriva agli oceani. Un dato certamente allarmante è che nel corso del solo 2020 sono finite negli oceani oltre 1 miliardo e mezzo di mascherine, contribuendo a creare problemi alla flora e alla fauna marina. A complicare ancora di più la situazione sono i tempi necessari affinché una mascherina si degradi: si stima infatti che servano circa 450 anni prima che un dispositivo di protezione individuale si decomponga completamente.

Non esistono linee guida per il riciclo

La produzione delle mascherine, dal punto di vista della filiera, è simile a quella delle bottiglie di plastica, ma per queste ultime sono previsti chiari protocolli di smaltimento che determina perlomeno il riciclo di circa un quarto dei prodotti di rifiuto. Anche se la strada da fare è ancora molta, per le bottiglie la strada da seguire per una reale sostenibilità è quantomeno tracciata.

Al contrario, i dispositivi di protezione individuale vengono semplicemente gettati nel bidone dei rifiuti indifferenziati, o peggio ancora abbandonati a terra per incuranza, distrazione o menefreghismo. Dai cestini o dai bidoni della raccolta urbana, poi, le mascherine vengono smaltite attraverso gli inceneritori (con i conseguenti problemi di inquinamento atmosferico), oppure portate nelle discariche insieme a tutti gli altri rifiuti non recuperabili.

(foto: Elena Mozhvilo/Unsplash)

Di certo, la situazione oggi è particolarmente complessa, tanto da un punto di vista normativo quanto logistico e tecnologico. Anzitutto per via della grande quantità di mascherine prodotte, che in poco più di un anno ha generato un volume di rifiuti mastodontico, poi per la presenza di 3 strati differenti che complicano il processo di recupero e riciclo e, infine, per la rapidità con cui il tutto è avvenuto. La pandemia ha richiesto un improvviso e imprevisto aumento della produzione, ma in parallelo non è stato creato un protocollo per la tutela dell'ambiente e la gestione di questo rifiuto.

Tra le soluzioni più ragionevoli, almeno per quanto ritenuto possibile a oggi, vanno citate la possibilità di introdurre bidoni specifici per la raccolta delle mascherine, oppure in alternativa l'incentivo alla produzione di mascherine biodegradabili. Un'altra soluzione per diminuire il numero di mascherine da smaltire è di aumentare l'utilizzo di quelle in cotone o in altri tessuti riutilizzabili, sempre ammesso che rispettino tutti i requisiti di sicurezza ed efficacia previsti dalle normative.

(foto: Brian Yuraits/Unsplash)

I danni alla fauna marina

Già da anni i problemi relativi al grande utilizzo della plastica e al suo scorretto smaltimento sono ben visibili negli oceani e nelle acque del nostro pianeta. Si stima che ogni anno finiscano in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica. La situazione è ulteriormente peggiorata con la pandemia: i guanti, così come le mascherine, sono un pericolo per gli animali marini, che rischiano di rimanere intrappolati, scambiando questi rifiuti per meduse o altri pesci. Inoltre, esiste un rischio reale che possano essere contaminati anche i cibi che mangiamo. Questo perché i dispositivi di protezione individuale rilasciano micro-particelle di plastica, che vengono mangiate dai pesci che poi finiscono sulle nostre tavole.
Insomma non si tratta di un rischio astratto o che non ci riguarda, ma i danni sono già consistenti e visibili, per gli esseri umani e non solo.

Articoli correlatiVedi tutti


  • Pandemia oceanica invisibile: i ricci di mare diventano scheletri bianchi
    Ambiente17 Dicembre 2025

    Pandemia oceanica invisibile: i ricci di mare diventano scheletri bianchi

    Una grave epidemia sta colpendo i ricci di mare, fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi marini, causando la scomparsa di intere colonie.
  • Pesce scorpione (leone) pescato nel Salento: perché è una minaccia per il Mediterraneo
    Ambiente17 Dicembre 2025

    Pesce scorpione (leone) pescato nel Salento: perché è una minaccia per il Mediterraneo

    Allarme nel Salento dove è stato pescato il pesce scorpione al largo di Ugento.
  • Smog fuori controllo in Italia: e il meteo non darà tregua
    Ambiente11 Dicembre 2025

    Smog fuori controllo in Italia: e il meteo non darà tregua

    Smog fuori controllo in Italia, soprattutto al Nord. Le condizioni meteo non danno tregua e si deve correre ai ripari limitando il traffico.
  • Parco dello Stelvio, via libera al piano cervi: 237 capi da eliminare
    Ambiente20 Novembre 2025

    Parco dello Stelvio, via libera al piano cervi: 237 capi da eliminare

    Sono ripresi gli abbattimenti di cervi al Parco dello Stelvio, con l’obiettivo di abbattere 237 esemplari.
Ultime newsVedi tutte


Meteo, il 2025 si chiude con l'alta pressione? La tendenza fino a Capodanno
Tendenza24 Dicembre 2025
Meteo, il 2025 si chiude con l'alta pressione? La tendenza fino a Capodanno
Dopo il maltempo, probabile fase più stabile negli ultimi giorni del 2025. Per Capodanno si profilerebbe l'afflusso di aria più fredda. La tendenza meteo
Meteo, Santo Stefano tra schiarite e qualche pioggia: la tendenza
Tendenza23 Dicembre 2025
Meteo, Santo Stefano tra schiarite e qualche pioggia: la tendenza
Santo Stefano con qualche pioggia in Sardegna, medio Adriatico e Sud. Schiarite altrove con freddo nella norma. La tendenza meteo per i giorni successivi
Meteo, la tendenza aggiornata da Natale verso Capodanno
Tendenza22 Dicembre 2025
Meteo, la tendenza aggiornata da Natale verso Capodanno
Meteo instabile in molte regioni tra Natale e Santo Stefano, possibile miglioramento verso Capodanno: la tendenza delle feste nei dettagli
Mediaset

Ultimo aggiornamento Mercoledì 24 Dicembre ore 17:06

Copyright © 1999-2020 RTI S.p.A. Direzione Business Digital - P.Iva 03976881007 - Tutti i diritti riservati.

Rispetto ai contenuti e ai dati personali trasmessi e/o riprodotti è vietata ogni utilizzazione funzionale all'addestramento di sistemi di intelligenza artificiale generativa. È altresì fatto divieto espresso di utilizzare mezzi automatizzati di data scraping.

Per la pubblicità Mediamond S.p.a. RTI spa, Gruppo Mediaset - Sede legale: 00187 Roma Largo del Nazareno 8 - Cap. Soc. € 500.000.007,00 int. vers. - Registro delle Imprese di Roma, C.F.06921720154