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Venerdì 19 marzo c'è lo sciopero per il clima

La mobilitazione globale di Fridays for future non si ferma con la pandemia. Quest'anno l'attenzione dei manifestanti italiani è all'economia: i fondi del Next Generation EU sono la chiave di volta per azzerare le emissioni nette entro il 2050
Clima17 Marzo 2021 - ore 09:32 - Redatto da Redazione Meteo.it
Clima17 Marzo 2021 - ore 09:32 - Redatto da Redazione Meteo.it
(foto: Unsplash)

Per il prossimo venerdì 19 marzo è stato indetto - ed è confermato - lo sciopero nazionale per il clima 2021 da parte di Fridays for future Italia, il movimento di giovani studenti che sostengono la nota attivista svedese per lo sviluppo sostenibile Greta Thunberg. L'idea di questo genere di sciopero è nata in Svezia nell'agosto del 2018, e il movimento ha avuto fin da subito un grande seguito in tanti paesi, tra cui il nostro. Lo scopo della mobilitazione è ricordare l'importanza della tutela dell’ambiente e ribadire quanto siano essenziali le misure per contrastare la crisi climatica, pure in un momento così particolare tra pandemia e problemi sociali ed economici che ne derivano.

Obiettivi e argomentazioni di Fridays for future

Ciò che più preoccupa i giovani che partecipano allo sciopero è il rischio che non venga rispettato l'accordo di Parigi sul clima del 2015, un patto giuridicamente vincolante che ha impegnato 195 paesi nel mondo. Ciò che lo sciopero del 19 marzo mira a scongiurare è che il tema - soprattutto a causa dell'emergenza che stiamo affrontando - finisca nel dimenticatoio o sia oscurato da aspetti ritenuti più urgenti.

Se l'attenzione ai cambiamenti climatici sarà insufficiente, infatti, potremmo mancare l'obiettivo di azzerare le emissioni nette di anidride carbonica a livello globale prima del 2050, ossia non riuscire a eliminare completamente i combustibili fossili dalla nostra dieta energetica. Per di più, come noto, questi obiettivi sono ciò che dovrebbe permettere di contenere l'aumento della temperatura sotto i 2°C entro il 2100, o meglio ancora l'ambizione è di restare sotto quota 1,5°C.

(foto: Geralt/Pixabay)

Affinché tutti questi obiettivi messi nero su bianco si verifichino davvero, è necessario un processo continuo verso un cambiamento radicale, tanto nei comportamenti individuali quanto a livello sociale e macroeconomico. All'ottimismo generale dei primi mesi successivi all'accordo di Parigi, e alla nuova ventata di positività sul tema dopo l'elezione di Joe Biden a presidente statunitense, si contrappone una certa sfiducia per l'inconsistenza di molti dei progetti che stanno alla base della cosiddetta transizione ecologica.

A più di 5 anni di distanza dalla firma dell'accordo, infatti, i risultati non sono ritenuti affatto soddisfacenti dagli attivisti, anzitutto perché si procede con troppa lentezza. Tra i punti più critici, si sottolinea, le emissioni di anidride carbonica nel corso 2020 sono aumentate, il modello di business delle industrie dell'energia fossile non è cambiato e i finanziamenti per attività non green sono ancora molto generosi. E naturalmente la pandemia ha ulteriormente compromesso la via italiana, europea e globale verso lo sviluppo sostenibile.

Slogan per sensibilizzare

Il moto di protesta di Fridays for future è ovviamente pacifico, ed esclude qualunque tipo di violenza. Di solito, prima della pandemia, la protesta si concretizzava sotto forma di scioperi (incluso quello da scuola), cortei, lezioni in piazza e altri modi per attirare l'attenzione mediatica e a divulgare informazioni utili. Una strategia che, grazie all'azione di questi ragazze e ragazzi in età da scuole superiori, ha trasformato l'iniziativa personale di Greta Thunberg in una battaglia collettiva capace di coinvolgere sempre più persone.

Il risultato ottenuto finora è anzitutto l'avere fatto sentire a gran voce la richiesta e la pretesa di un diritto al futuro. Può dirsi raggiunto, almeno a livello di conoscenza pubblica, il traguardo della sensibilizzazione dei cittadini: oggi la maggior parte delle persone è consapevole del problema e cerca di dare il proprio contributo alla causa, anche se naturalmente è necessario mantenere alta l'attenzione su questi temi.

(foto: Geralt/Pixabay)

Tutela dell'ambiente e salvaguardia del clima sono i cardini della protesta, ma spesso si ricorre pure ad azioni più mirate per insistere su obiettivi specifici particolarmente sentiti. Sono diventati famosi, in questo senso, alcuni slogan che descrivono la gravità della situazione: tradotti in italiano, i più celebri sono Non esiste un pianeta B, Ci avete rotto i polmoni, Cambiate la politica, non il clima e La Terra non è usa e getta.

Questione (anche) di soldi e finanziamenti

Il tema economico è centrale nella protesta in programma quest'anno. I fondi del Next Generation EU, infatti, saranno essenziali per poter attuare le politiche a sostegno della transizione ecologica. I fondi che finora sono stati assegnati a questo scopo sono ritenuti decisamente insufficienti, e non bastano per scongiurare la catastrofe climatica.

L'Unione europea chiede che almeno il 37% dei fondi siano destinati al contrasto del cambiamento climatico e alla tutela della biodiversità. I cambiamenti necessari sono tanti: crescita dell'utilizzo delle energie rinnovabili, trasformazione verso la mobilità elettrica nel trasporto, riqualificazione edilizia e molto altro. Tuttavia, all'atto pratico, è idea condivisa che queste risorse non siano comunque adeguate a una trasformazione di questa portata. E, addirittura, sembra che gli obiettivi quantitativi imposti dall’Europa non siano rispettati, ossia che si tratti solo di promesse vuote.

(foto: GoranH/Pixabay)


Inoltre, parte dei finanziamenti europei rischiano di finire nelle mani di aziende poco attente all'ambiente, che non solo non finanzieranno progetti green, ma anzi realizzeranno ulteriori infrastrutture per combustibili fossili. I sostenitori di Thunberg, in proposito, ritengono siano necessari obiettivi chiari e tagli immediati alle emissioni climalteranti: affinché sia possibile, è essenziale che siano predisposte adeguate risorse. Insomma, è importante agire e farlo in tempi rapidi, rispettando la tabella di marcia prefissata: solo il rispetto degli obiettivi parziali, come quello della riduzione del 55% delle emissioni da parte dei paesi dell'Unione europea entro il 2030, può permettere di completare davvero la transizione ecologica entro il 2050.

Proteste digitali

Come è facile immaginare, in questi mesi la pandemia e le restrizioni anti-contagio limitano le possibilità di azione dei ragazzi di Friday for future. Tutte le manifestazioni, comunque, resteranno nel pieno rispetto delle regole anti Covid-19. Ma non saranno annullate.

Saranno quindi organizzati incontri digitali sulle piattaforme social, con ospiti che formano e informano sulla situazione attuale e sui possibili risvolti futuri. Qui è disponibile una mappa completa con tutti gli appuntamenti in programma, in Italia e non solo. Tra le città in cui sono previste iniziative ci sono per esempio Roma, Grosseto, Castelfranco nell'Emilia e Roseto degli Abruzzi.

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