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Le coste italiane sono a rischio di finire sommerse

Secondo le stime della Nasa, entro il 2100 il livello dei mari italiani potrebbe crescere fino a 80 centimetri. Venezia e Genova sono le città più a rischio
Ambiente29 Settembre 2021 - ore 08:33 Redatto da Redazione Meteo.it
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(immagine: The Digital Artist/Pixabay)

Ogni anno il livello dei mari e degli oceani sul nostro pianeta sale in media di 3,3 millimetri, il 30% in più rispetto alla prima rilevazione condotta dalla Nasa nel 1992. Anche immaginando di azzerare immediatamente le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas responsabili del cambiamento climatico è praticamente certo che il livello delle acque continuerà a salire, arrivando a quote sempre più critiche anche per gli insediamenti umani.

Per questo, e per altri motivi sempre riguardanti gli effetti devastanti dell'inquinamento, è essenziale invertire la tendenza e farlo in tempi molto celeri. Come molti esperti sostengono, rispettare gli accordi di Parigi non è l'obiettivo massimo ma quello minimo, che deve essere raggiunto per evitare di arrivare a un punto di non ritorno.

Cosa provoca l’innalzamento delle acque

Il fattore principale che determina l'ascesa del livello delle acque è lo scioglimento dei ghiacci e delle calotte polari, in particolare quelle che ricoprono l’Antartide e la Groenlandia. La causa, come è facile intuire, è l’aumento costante delle temperature medie: l’aria più calda che finisce a contatto con la superficie dei ghiacci determina il loro scioglimento, e l'acqua che si genera raggiunge ben presto mari e oceani. Tra il 2002 e il 2017 si è stimato che le sole calotte glaciali abbiano contribuito all’innalzamento dei livelli dell’acqua di 1,2 millimetri all’anno.

Se da un lato il riscaldamento globale ha determinato la riduzione di quasi tutti i ghiacciai, dall’altro ha causato l’espansione termica delle acque. Non solo più acqua scorre negli oceani, ma quella presente occupa anche più spazio rispetto a qualche anno fa. Semplificando al massimo ciò che accade a livello microscopico, quando l’acqua si surriscalda le singole molecole si muovono più rapidamente, e di conseguenza aumenta il volume occupato.

(foto: Pixabay)

L’innalzamento non è però uniforme ovunque in tutto il mondo, ma ci sono aree che registrano un aumento triplo rispetto alla media e altre che non segnalano alcun cambiamento. I fattori che causano questi disequilibri sono tantissimi: correnti oceaniche in grado di spostare enormi quantità d’acqua, flussi verticali di acqua fredda, venti e addirittura l’attrazione gravitazionale della Terra.

Per esempio, lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia toglie massa dalla zona polare e diminuisce l’attrazione gravitazionale della calotta polare stessa, determinando un aumento del livello delle acque nelle coste dell’America meridionale.

La crescita livello del mare in Italia

Nel 2020 è stata registrata nelle acque la temperatura media globale più alta di sempre: non si tratta di un fenomeno isolato, ma il trend è ormai chiaro da qualche anno. E le brutte notizie non finiscono qui, perché tra le tante regioni del nostro pianeta ritenute più a rischio c’è proprio l’Italia.

L’allarme arriva direttamente dalla NASA che, attraverso l’utilizzo di uno strumento di nuova generazione, è in grado di prevedere l’innalzamento dei livelli del mare nei prossimi anni. I dati, forniti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu, evidenziano come entro il 2100 ci sarà un sensibile incremento del livello delle acque: le stime più ottimistiche sono di una crescita media di 30 centimetri, quelle peggiori parlano addirittura di 80 centimetri. Se dovesse verificarsi la seconda ipotesi i danni sarebbero enormi, ed entro qualche decina di anni migliaia di chilometri quadrati di aree costiere della nostra penisola sarebbero sommersi dalle acque.

(foto: Unsplash)

Il motivo di questo aumento sopra media è da ricercare nelle caratteristiche peculiari del mare Mediterraneo, ma anche nel clima delle nostre zone. Grazie a queste indagini è possibile quantificare l’impatto delle emissioni di gas serra e delle altre sostanze climalteranti sull’innalzamento dei nostri mari, cercando di calibrare al meglio gli interventi futuri per impedire danni irreparabili.

Venezia e Genova tra le città più a rischio

Facendo riferimento alle proiezioni della Nasa, ci sono alcune città italiane che sono particolarmente a rischio e che si teme possano registrare sensibili innalzamenti del livello delle acque nei prossimi decenni.

Un esempio ovvio è Venezia: nel 2100 avrà un innalzamento appena inferiore a mezzo metro nel caso migliore, ma in quello peggiore potrebbe arrivare addirittura a 87 centimetri. Nel 2150 la situazione potrebbe diventare ancora più seria e causare danni irreparabili alla città lagunare: le previsioni stimano un innalzamento compreso tra 0,61 metri e 1,94 metri a seconda dello scenario che si delinea. Con l'acqua due metri più alta, buona parte della città finirebbe perennemente allagata.

Piazza San Marco a Venezia (foto: Peggychoucair/Pixabay)

Per comprendere la criticità della situazione del capoluogo veneto basta fare riferimento ai dati attuali: l'incrementi del livello delle acque è continuo, e negli ultimi anni la velocità di crescita è più che raddoppiata. Nel periodo che va dal 1993 al 2019, in particolare, i dati mostrano un innalzamento medio annuo di 5,34 millimetri, mentre allargando al lasso di tempo tra il 1872 e il 2019 la crescita media annua risulta pari a 2,53 mm. Insomma, il rischio che Venezia finisca sommersa nel giro di qualche decennio è concreto, tanto che soltanto un cambio netto e deciso nella quantità di gas serra emessi può impedire quello che somiglia sempre a più un destino segnato.

A Genova la situazione non è migliore: l'innalzamento previsto del mare nel 2100 potrebbe andare da 0,34 metri a 0,80 metri, e nel 2150 da 0,50 a 1,83 metri. Per quanto a oggi la situazione paia del tutto sotto controllo, se il mare continua a crescere gli effetti del riscaldamento globale potrebbero portare danni paragonabili a quelli di Venezia, anche se qualche decennio più tardi rispetto alla laguna veneta.

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