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Come sarà la (difficile) vita su Marte? Adrian Fartade: "Ecco come faremo"

Dal cibo alle radiazioni, dall'atmosfera alle comunicazioni e ai lunghissimi periodi nello spazio la prossima missione su Marte sarà qualcosa che nessun essere umano ha mai affrontato prima. Ce la spiega il divulgatore scientifico Adrian Fartade in questa seconda parte della nostra intervista
11 Febbraio 2022 - ore 11:42 Redatto da Redazione Meteo.it
11 Febbraio 2022 - ore 11:42 Redatto da Redazione Meteo.it
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Non manca molto, come ci ha spiegato Adrian Fartade nella prima parte di questa intervista (in cui ci siamo concentrati soprattutto su tempi, modi e problemi della missione spaziale in sé), all'arrivo dei primi esseri umani su Marte. Considerando il gran numero di progetti in corso da parte delle varie agenzie spaziali che ci stanno lavorando, è ragionevole che questo obiettivo non sia più così lontano nel tempo. Probabilmente le stime della Nasa di riuscire a portare persone sul Pianeta rosso entro il 2030 sono ottimistiche ma, se durante le missioni preparatorie tutto procederà come pianificato, dovremo aspettare al massimo qualche anno in più.

Se da un lato arrivare su Marte non è affatto semplice, nemmeno riuscire a vivere sulla sua superficie sarà banale. Ci sono infatti svariati problemi da affrontare, fra cui la debole gravità, l’atmosfera poco densa, le radiazioni cosmiche che giungono fino al suolo, la carenza di acqua e cibo e tanto altro. Temi di fondamentale importanza soprattutto perché l’obiettivo non è quello di una toccata e fuga, ma di riuscire a costruire una base stabile e potenzialmente permanente, in modo da potere svolgere esperimenti scientifici che magari potranno portare a scoprire forme di vita a milioni di chilometri di distanza da noi.

Per Meteo.it abbiamo affrontato l’argomento, cercando di capire come si possa sopravvivere e vivere su Marte, assieme ad Adrian Fartade, storico della scienza e divulgatore scientifico che si occupa di astronomia e astronautica, nonché autore del libro A piedi nudi su Marte. In questa seconda parte della nostra intervista ci concentriamo di più sulla vita degli astronauti su Marte.

A un quarto d'ora (luce) da casa

"Anzitutto va sottolineato che vivere su Marte non è affatto come vivere a bordo della Stazione spaziale internazionale", esordisce. Dalla stazione orbitante a 400 chilometri di quota possiamo avere contatti diretti e rapidi con la Terra, mentre dalla superficie marziana servono alcuni minuti affinché un qualsiasi segnale raggiunga la Terra anche fino a un quarto d’ora quando i due pianeti sono nelle posizioni più lontane sulle loro rispettive orbite: "In pratica potrà servire una buona mezz’ora per ottenere una risposta da Terra, quindi di fatto è necessario essere molto più autonomi, perché non si può contare sul supporto immediato dai centri di controllo terrestri". E basta questo singolo elemento per rendersi conto di come tutto cambi nel passare dallo spazio prossimo alla Terra allo stare su un altro pianeta del Sistema Solare.

Ecco allora come ci si sta organizzando. "Per testare le problematiche a cui potrebbero andare incontro gli astronauti una volta 'ammartati', vengono fatte qui sulla Terra delle simulazioni di basi marziane, cercando di fare emergere tutte le possibili criticità, incluse quelle difficilmente prevedibili, così da cercare in anticipo delle soluzioni", racconta Fartade. In genere in questi esperimenti vengono selezionate 5 o 6 persone, che vengono fatte alloggiare in una struttura chiusa che simula il livello di isolamento che si proverebbe su Marte, includendo anche tutte le difficoltà in termini di comunicazione, cibo, acqua, stress psicofisico eccetera.

Affinché l’esperimento sia realmente utile, chi si presta a questi test rimane nelle basi simil-marziane per un tempo molto lungo, tipicamente di 1 o 2 anni, cercando di resistere e di risolvere i problemi senza interrompere la simulazione. "Alla fine del periodo si valutano gli effetti dal punto di vista sia fisico sia psicologico, e si possono così implementare cambiamenti e innovazioni per limitare gli effetti indesiderati sui futuri astronauti".

(foto: Pixabay)

Una missione di questo tipo in cui si cercherà di ricreare l'habitat marziano, definita per le sue caratteristiche come "analogica", sarà organizzata e gestita dalla Nasa già a partire dall'autunno di quest'anno. Più ci si allontanerà dalla Terra in futuro e più queste simulazioni diventeranno essenziali per potere preparare i membri dell’equipaggio alle situazioni a cui andranno incontro. Anche se di sicuro non sarà possibile replicare al 100% le condizioni marziane, le tante informazioni a disposizione permettono di ricreare un ambiente abbastanza verosimile, sicuramente utile per ridurre il rischio di imprevisti gravi.

Design marziano

Le missioni analogiche sono importanti anche perché permettono di sviluppare metodi e tecnologie per prevenire e risolvere problemi che non si erano considerati, o che si ritenevano marginali. "Vivere su Marte sarà molto diverso sa qualsiasi altra cosa fatta finora dagli esseri umani", sintetizza Fartade, "quindi soltanto attraverso l’esperienza è possibile migliorare le condizioni. Per esempio, si può scoprire che la distribuzione degli spazi e il design delle stanze è sbagliato, portando a riorganizzare gli ambienti per renderli più funzionali alle esigenze degli astronauti. E pure le forme dei vari ambienti della stazione devono essere studiati e realizzati nel dettaglio, per ridurre l’affaticamento sia fisico sia mentale che deriva dal trascorrere lunghi periodi in luoghi sempre uguali".

"Altro elemento centrale è la robotica in quanto gli automi possono costituire un valido supporto per i membri dell'equipaggio. Però non sarà facile costruire robot complessi in grado di resistere alle condizioni ambientali di Marte, che includono un elevato quantitativo di radiazioni". Inoltre è assai probabile che, una volta arrivati su Marte, non saremo affatto pronti a tutto per questo, soprattutto all’inizio: l’obiettivo principale sarà sopravvivere. "Con il tempo si cercherà di migliorare le condizioni e la qualità di vita, utilizzando per esempio tute con un design sempre più ottimizzato e adatto. Oppure costruendo computer e rover in grado di resistere più a lungo, o di permettere movimenti più rapidi sulla superficie".

Tutti possono dare una mano, o buone idee

Raggiungere Marte, e soprattutto vivere sulla sua superficie per un tempo più o meno lungo, è una sfida che coinvolge un vasto numero di settori. Potremmo quasi dire che riguarda qualsiasi ambito. "Se a prima vista può sembrare che la progettazione delle missioni marziani riguardi solo i tecnici e gli scienziati intenti a realizzare la strumentazione adatta per il viaggio e per la permanenza, in realtà gli attori coinvolti sono tanti", prosegue Fartade. "Per raggiungere questo ambizioso obiettivo può essere utile il supporto e il lavoro di chiunque, anche di settori apparentemente antitetici rispetto all'aerospazio".

(foto: Pixabay)

Persino chi si occupa di moda o sartoria può aiutare, creando vestiti adatti alla vita su Marte o magari utilizzando stoffe nuove realizzate con fili di carbonio sottilissimi oppure in meta-materiali. "Indossare le tute, lavarle, toglierle e cambiarle sono sfide altrettanto importanti, per le un errore può determinare il fallimento dell'intera missione", ha concluso. "Lo stesso vale per il cibo, per i trasporti, per la medicina e per ogni attività che una persona svolge nella quotidianità sulla Terra e che dovrà affrontare in condizioni completamente diverse in territorio marziano". Tutto questo chiarisce ancora una volta l’importanza delle missioni preparatorie sulla Terra in condizioni simili a quelle di Marte: soltanto così sarà possibile prevenire (almeno in parte) i problemi che inevitabilmente si manifesteranno una volta scesi sul suolo marziano.

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