Orsi polari in difficoltà, l'adattamento alle temperature in aumento non è sufficiente: lo studio

Una recente ricerca, coordinata da un gruppo di ricerca dell’Università dell’East Anglia, ha evidenziato che alcune sequenze genetiche degli orsi polari della Groenlandia sud-orientale mostrano reazioni differenti all’innalzamento delle temperature. Questo fenomeno indica una capacità di adattamento biologico che potrebbe offrire un margine di sopravvivenza alla specie in un clima sempre più caldo.
Orsi polari potrebbero adattarsi a climi più caldi, lo studio
Uno studio recente ha messo in luce come alcuni geni legati alla risposta al caldo, ai processi di invecchiamento e al metabolismo negli orsi polari stiano mostrando segnali di adattamento a un ambiente sempre più caldo. Queste variazioni genetiche indicano che tali meccanismi svolgono un ruolo centrale nel modo in cui le diverse popolazioni della specie reagiscono alle trasformazioni climatiche e alla disponibilità di cibo nei rispettivi habitat.
Le prospettive restano tuttavia preoccupanti: le stime suggeriscono che entro il 2050 potrebbe scomparire oltre il 60% degli orsi polari, con il rischio di un’estinzione completa entro la fine del secolo. Il rapido aumento delle temperature nell’Oceano Artico sta infatti riducendo l’estensione del ghiaccio marino, elemento essenziale per la caccia alle foche. La perdita di queste piattaforme naturali provoca isolamento, difficoltà alimentari e stress crescente per gli animali.
Per approfondire questi fenomeni, i ricercatori hanno esaminato campioni di sangue provenienti da orsi della Groenlandia nord-orientale e sud-orientale. L’analisi si è concentrata sui trasposoni, frammenti mobili del genoma capaci di influenzare l’attività di altri geni, mettendo in relazione il loro comportamento con le condizioni climatiche locali.
Le due aree presentano infatti differenze marcate: il nord-est è più freddo e stabile, mentre il sud-est è caratterizzato da temperature più elevate e variabili, con una copertura di ghiaccio molto ridotta. Proprio in quest’ultimo contesto, simile agli scenari futuri previsti per la specie, è emersa una maggiore attività dei trasposoni.
Come spiegano gli autori dello studio, l’aumento delle temperature sembra accelerare la modifica di specifiche regioni del DNA, suggerendo che gruppi diversi di orsi stiano evolvendo a ritmi differenti in base all’ambiente in cui vivono. In sostanza, gli orsi polari stanno tentando di riorganizzare il proprio patrimonio genetico per far fronte a un clima in rapido cambiamento, in una corsa contro il tempo per la sopravvivenza.
Perché gli orsi polari sono a rischio estinzione?
L’orso polare rientra oggi nella categoria “Vulnerabile” della Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, un chiaro segnale delle difficoltà che la specie sta affrontando. Sebbene non si trovi ancora sull’orlo dell’estinzione, la sua situazione resta motivo di forte preoccupazione.
Le stime più recenti indicano una popolazione globale compresa tra circa 22.000 e 31.000 individui. Numeri che, presi da soli, potrebbero sembrare rassicuranti, ma che nascondono dinamiche negative già in atto. Il WWF sottolinea infatti che nella Baia di Hudson gli orsi polari hanno subito un calo di circa il 30% tra il 1987 e il 2017.
A pesare maggiormente è la rapida scomparsa del ghiaccio marino: negli ultimi quattro decenni si sono persi oltre due milioni di chilometri quadrati di superficie ghiacciata. Le proiezioni indicano che entro il 2050 l’Artico potrebbe vivere estati completamente senza ghiaccio. In assenza di interventi efficaci contro il riscaldamento globale, nei prossimi 35 anni si rischia una riduzione ulteriore di circa un terzo della popolazione di orsi polari.
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