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Venere, avvistati strani anelli di fuoco: il nuovo studio

Venere non è un pianeta geologicamente morto: una nuova analisi suggerisce che le formazioni circolari su Venere potrebbero essere anelli di fuoco.
Spazio19 Maggio 2025 - ore 11:52 - Redatto da Meteo.it
Spazio19 Maggio 2025 - ore 11:52 - Redatto da Meteo.it

Per anni molti scienziati hanno creduto che Venere fosse un pianeta ormai spento. Una nuova analisi ha ribaltato invece questa teoria evidenziando come decine di strutture circolari, note come "coronae", mostrino dei segni di attività tettonica ancora in corso. Per decenni abbiamo creduto che Venere fosse un calderone surriscaldato che, in assenza di una tettonica globale, si fosse fermato e invece oggi nuovi studi hanno smentito tutto questo.

Venere, avvistati anelli di fuoco: la scoperta

Le coronae sono strutture circolari che presentano un diametro variabile, alcune possono essere grandi quanto le città. I modelli tettonici sono stati confrontati con i dati di topografia e gravità di Magellan dal team guidato da Anna Gülcher (Università di Berna) e Gael Cascioli (NASA Goddard e UMBC) e il risultato è stato che su 75 coronae analizzate, 52 hanno mostrato delle anomalie gravitazionali.

Intorno a essa si osservano fosse tettoniche e variazioni di altitudine, segni evidenti di una crosta che sembra sprofondare nel mantello. Accanto a questi fenomeni si notano colonne di roccia incandescente che risalgono verso il centro dell'anello. È, in sostanza, un piccolo esempio di subduzione, una sorta di versione ridotta di quel complesso processo geologico. La dinamica ricorda quella dell’Anello di Fuoco che circonda l’Oceano Pacifico, ma con uno sviluppo su traiettorie circolari invece che lineari.

Gli scienziati ammettono che l’attuale analisi si basa su immagini e rilevamenti raccolti oltre trent’anni fa, con una risoluzione piuttosto limitata rispetto agli standard tecnologici odierni. Tuttavia, questo limite potrebbe presto essere superato. La missione Veritas della NASA, prevista per i prossimi anni, fornirà dati molto più dettagliati sulla gravità e sulla topografia di Venere. Grazie a queste nuove informazioni, sarà possibile studiare con maggiore accuratezza centinaia di “coronae”, verificando così se esista davvero una tettonica attiva diffusa su scala planetaria — o, al contrario, smentendo questa ipotesi. Se l’attività geologica di Venere verrà confermata, il paragone con la Terra assumerà un'importanza fondamentale.

Venere e i vulcani

Non tutti sanno che Venere è il pianeta con il maggior numero di vulcani e strutture vulcaniche sulla sua superficie. L'ipotesi che qualcuno di questi sia ancora attivo è molto dibattuta. Alcuni autori di uno studio pubblicato su Nature hanno analizzato le immagini radar della superficie venusiana raccolte dalla sonda “Magellan” della NASA tra il 1990 e il 1992, con una risoluzione compresa tra 100 e 300 metri. Concentrandosi sulla regione dell’Atla Regio, dove si trovano due dei vulcani più imponenti del pianeta, i ricercatori hanno notato una variazione significativa nella struttura del Maat Mons, uno dei due giganti vulcanici.

Confrontando due immagini scattate a otto mesi di distanza, hanno rilevato un ampliamento del cratere sommitale, segno di un’attività recente. Inoltre, nel secondo passaggio della sonda sopra l’area, è stata individuata la presenza di nuovi depositi rocciosi di origine vulcanica lungo i pendii del vulcano, compatibili con una colata o un’eruzione avvenuta in quel lasso di tempo.

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