Arrivano gli scooter a idrogeno

L’idrogeno può essere considerato il sostituto del petrolio e il carburante del futuro? Dopo i treni, i tir, le biciclette elettriche e le automobili, ora pare sia arrivato il momento degli scooter, o più in generale di tutti i mezzi leggeri a motore. Mentre le perplessità sulle auto elettriche alimentate a idrogeno crescono, per colpa degli elevati costi e delle complicazioni tecnologiche relative alla loro diffusione su larga scala, da Ginevra è arrivata una nuova tecnologia che potrebbe favorire l’utilizzo dell’idrogeno sui mezzi a due (o più) ruote di piccola taglia.
L'innovazione tecnica annunciata di recente pare essere promettente per risolvere il problema della gestione dell'idrogeno mantenuto ad alta pressione, allungando di parecchio la lista dei possibili campi di utilizzo e applicazione. E non si tratta di una novità fine a se stessa: l'obiettivo condiviso, infatti, è di favorire la crescita sostenibile incentivando la produzione di mezzi di trasporto che non emettano anidride carbonica mentre sono in funzione e che possano ricavare indirettamente l'energia da fonti rinnovabili, favorendo il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.
Il primo scooter elettrico a idrogeno in Francia
Uno dei tentativi più chiacchierati di realizzare scooter elettrici alimentati a idrogeno è da attribuire all’azienda francese Mob Ion. La vera innovazione risiede in un sistema di rifornimento completamente nuovo, basato sull’utilizzo di cartucce ricaricabili a idrogeno. Lo scooter si chiama Tgt (Très Grands Trajets, letteralmente viaggi molto lunghi) proprio per suggerire la possibilità di effettuare spostamenti anche a distanze importanti, utilizzando carburanti completamente sostenibili. Il mezzo è dotato di una batteria classica da 10 o da 16 chilowattora e di un sistema di propulsione basato sull’utilizzo della tecnologia delle celle a idrogeno Stor-h, messe a punto della svizzera Aaqius.

L'idrogeno che fornisce allo scooter la propulsione è dunque contenuto all’interno di cartucce intercambiabili, simili per aspetto e dimensioni a una lattina di bibita. Tra gli innumerevoli vantaggi di una tecnologia di questo genere c'è anche la possibilità installare o rimuovere le cartucce in maniera molto semplice, in pochi secondi, in sicurezza e in totale autonomia.
Le cartucce vengono riempite con idrogeno puro e possono essere ricaricate integralmente un numero indefinito di volte, per una durata stimata di circa 10 anni. A bordo dello scooter è possibile tenere tre o quattro cartucce contemporaneamente, con un’autonomia di 15 chilometri ciascuna. In sintesi, prima di doversi fermare a un distributore e sostituire le cartucce vuote con quelle piene, è potenzialmente possibile con il solo utilizzo dell’idrogeno coprire una distanza di 45-60 chilometri. E questo, combinato con la presenza della già citata batteria elettrica convenzionale, permette di viaggiare per circa 400 chilometri senza doversi fermare.
Quando l'idrogeno è davvero green
Se da un lato il meccanismo di funzionamento di un veicolo a idrogeno è tanto chiaro quanto efficace, dall'altro a preoccupare - in termini di sostenibilità - è soprattutto il sistema di produzione dell'idrogeno utilizzato. Oggi la maggior parte di questa sostanza, circa il 99%, viene prodotta attraverso un processo chiamato reforming da gas metano, emettendo in atmosfera importanti quantità di anidride carbonica. Visto che l’obiettivo principale della ricerca di carburanti alternativi è quello di favorire la transizione ecologica, al momento siamo in presenza di una contraddizione di fatto, perché il ciclo di alimentazione a idrogeno contribuisce comunque all’inquinamento ambientale, peraltro senza grosse differenze rispetto ai combustibili tradizionali.

Per fortuna esiste anche un idrogeno green, ossia completamente ecologico e ottenuto per elettrolisi dall’acqua, utilizzando esclusivamente energia rinnovabile per la sua produzione. Ma in termini di mercato siamo ancora agli albori: nonostante il riscaldamento globale e gli obiettivi europei ci impongano di usare l’idrogeno verde, a oggi ci sono differenze di prezzo enormi che rendono complicato l’utilizzo di questa sostanza su larga scala. Per esempio, al momento si va da 2,5 a 5,5 euro al chilogrammo per l’idrogeno prodotto in modo sostenibile, contro gli appena 1,5 euro al chilogrammo per quello che non è affatto green.
I motivi alla base di queste differenze - e della netta prevalenza dell'idrogeno prodotto attraverso combustibili tradizionali - non sono solo economici, ma anche normativi e tecnologici. L'auspicio è che grazie a innovazioni di processo, magari combinate con legislazioni che orientino il mercato, si possa incrementare in modo significativo l’utilizzo dell’idrogeno green nel giro di alcuni anni. Solo allora la produzione di mezzi a idrogeno potrà diventare davvero di massa, e sempre più aziende sarebbero indotte a diventare a tutti gli effetti virtuose dal punto di vista della sostenibilità.

Nel caso dei veicoli leggeri, poi, per favorire ulteriormente la diffusione sarebbe importante riuscire a realizzare anche un caricatore a uso domestico, che permetta di rifornire gli scooter e gli altri mezzi direttamente dalla propria abitazione, come del resto sta già accadendo per le auto elettriche.
La taglia cresce: dagli scooter alle moto
Ben presto, almeno stando alle dichiarazioni, sarà il turno anche delle moto a idrogeno: la Kawasaki ha annunciato che entro il 2025 verranno prodotti 16 modelli differenti di moto ibride, elettriche e a idrogeno. L’innovazione più interessante consiste proprio nello sviluppo e nell'integrazione a bordo di un motore che utilizza idrogeno come carburante, che già entro gli anni Venti potrebbe diventare una valida alternativa all’elettrico.
Finora, la mobilità elettrica e sostenibile ha riguardato prevalentemente scooter e veicoli a due ruote adatti all’uso cittadino, con potenze limitate. E dal motorino alla moto il passo non è affatto breve: riuscire a trasferire queste tecnologie alle motociclette più sportive è complesso, e rappresenta un’importante sfida per il futuro. In questo senso sono importanti non solo aspetti strettamente tecnologici, ma anche elementi come la comunicazione, per sensibilizzare i consumatori a un utilizzo di mezzi che favoriscano comportamenti sostenibili e indirizzino il mercato verso un un nuovo modo di produrre veicoli sportivi, così diversi rispetto a quelli tradizionali.