Ottobre 2025, riscaldamento record nell'Artico: tra i mesi più caldi mai registrati

L’Artico continua a inviare segnali allarmanti sul fronte climatico. Le ultime analisi e simulazioni dei principali centri meteo internazionali confermano che ottobre 2025 rientra tra i mesi autunnali più fuori norma mai registrati nelle regioni polari.
Le temperature medie al suolo hanno mostrato valori ampiamente superiori alla media climatica 1981–2010, con scarti positivi di oltre 4°C su ampie zone dell’Oceano Artico. Un dato che sottolinea ancora una volta la rapidità del riscaldamento in atto alle alte latitudini.
Riscaldamento record nell'Artico, ottobre tra i mesi più caldi mai registrati
Il mese di ottobre ha messo in evidenza una configurazione atmosferica straordinaria, con flussi costanti di aria mite provenienti sia dall’Atlantico sia dal Pacifico, che hanno raggiunto il cuore del bacino polare.
Questa dinamica ha innescato un marcato effetto “Artico caldo”, caratterizzato da oceani insolitamente tiepidi, riduzione dell’estensione dei ghiacci marini e un’atmosfera più umida del normale. Tutti elementi che contribuiscono ad amplificare il riscaldamento e a mantenere anomalie termiche positive di lunga durata.
Le temperature eccezionali si sono concentrate soprattutto tra il bacino centrale artico e l’arcipelago delle Svalbard, dove gli scarti rispetto alla media hanno superato i +3,5/+4°C. Anche il settore canadese e le isole circostanti hanno registrato valori costantemente superiori alla norma.
Il segnale di anomalia è apparso esteso e coerente, confermato da diverse fonti indipendenti e supportato da analisi a medie mobili di 5 giorni, che riducono le fluttuazioni giornaliere.
Non tutto il bacino polare ha però seguito la stessa tendenza: una piccola area del Nord-Est russo ha mostrato temperature leggermente inferiori alla media, intorno a −1°C, mentre la Groenlandia ha evidenziato deviazioni più contenute, probabilmente dovute a inversioni termiche locali e a un assetto barico favorevole alla dispersione del calore.
Per gli esperti del clima, quanto osservato non rappresenta un episodio isolato, ma l’ennesima conferma di una tendenza ormai consolidata: l’Artico si sta riscaldando fino a quattro volte più rapidamente rispetto al resto del pianeta. Le conseguenze non si limitano alle alte latitudini: un getto polare più ondulato può influenzare anche l’Europa e il Mediterraneo, favorendo stagioni più estreme e meno prevedibili.
Perché il riscaldamento dell'Artico deve preoccuparci?
Quando si parla dello scioglimento dei ghiacci artici, il pensiero corre subito all’innalzamento del livello dei mari, ma gli effetti sono ben più ampi. La fusione del ghiaccio e il disgelo del permafrost rilasciano in atmosfera anidride carbonica e metano, gas che intensificano ulteriormente il riscaldamento globale.
La diminuzione del ghiaccio marino espone le coste artiche alla forza delle onde, causando erosione e danni agli insediamenti umani che si affacciano sull’oceano. Anche la fauna polare, come foche e orsi bianchi, risente della perdita del proprio habitat naturale.
Con il progressivo aumento delle temperature, stanno diventando più frequenti gli eventi di “pioggia sulla neve”, fenomeni che modificano la struttura del manto nevoso e mettono a rischio la sopravvivenza degli ecosistemi artici.
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