Olio esausto: ecco come riciclarlo per non inquinare (molto)

Lo sapevate che basta un litro dell’olio che abbiamo usato, per esempio per friggere, per inquinare migliaia di litri d’acqua se non lo smaltiamo correttamente? Ne parla il Consorzio nazionale raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti (Conoe).
In Italia, secondo i dati riportati da la Repubblica, si producono circa 260 mila tonnellate di olio alimentare usato. Due terzi arrivano dalle abitazioni private, dalle fritture come dall’olio per tonno o carciofini. Solo meno del 10% viene recuperato: in media, secondo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ci si ferma a 0,24 litri per abitante.
Olio, ecco cosa non fare
Un’abitudine diffusa, e sbagliata, è quella di buttare nel lavandino o nel wc l’olio esausto, che non si degrada nell’acqua e la inquina in proporzioni davvero allarmanti. Secondo il ministero dell’Ambiente, può bastare addirittura “un solo litro d’olio usato per contaminare un milione di litri d’acqua".
Non serve nemmeno asciugarlo con carta assorbente e gettarlo nell’indifferenziata o nell’umido o metterlo in un vasetto e buttare poi il tutto del vetro.
L’olio usato può essere una nuova risorsa
L’olio esausto, se raccolto e smaltito correttamente, può essere rigenerato e trasformato in nuove risorse come il biodiesel ma anche per biolubrificanti, saponi e detergenti, cosmetici, inchiostri, grassi per la concia, cere per auto.
Secondo il Conoe, se tutti gli oli vegetali esausti venissero trasformati in biodiesel, si eviterebbe ogni anno in Italia l’emissione di 790mila tonnellate di anidride carbonica e si risparmierebbero 282 mila metri cubi di acqua.
Olio esausto, ecco come riciclarlo
La chiave è una corretta raccolta domestica. L’olio va lasciato raffreddare e poi versato con in una bottiglia di plastica pulita che va portata poi nei centri di raccolta del proprio Comune, che dovrebbero aumentare in tutta Italia.
Secondo un’indagine del giugno del 2025 di Altroconsumo su dieci Comuni, i più virtuosi in questo sono Torino e Genova, bene anche Roma, Milano o Bari. Ma i centri di raccolta dovrebbero crescere ed essere davvero fruibili per tutti.
"Dalla nostra ricerca è emerso che uno dei principali ostacoli al corretto conferimento dell’olio usato è proprio l’inaccessibilità dei punti di raccolta, pochi e spesso lontani da casa", sostiene Altroconsumo. "Per superare questa criticità, è necessaria l’introduzione a livello nazionale di standard minimi che tutti i Comuni sono obbligati a rispettare. È importante anche puntare di più sull’informazione, realizzando campagne di sensibilizzazione e comunicazione rivolte ai cittadini".
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