Treni notturni in declino: perché stanno scomparendo in Europa

Sono sempre meno i treni notturni internazionali in Europa e nel nostro Paese. Nonostante una domanda tutto sommato soddisfacente, i collegamenti notturni stanno scomparendo. Perché?
Viaggiare in treno, una scelta ambientale
Negli ultimi anni, viaggiare in treno su lunghe distanze era diventata una scelta sempre più popolare rispetto all’aereo o all’auto, trainata dalla crescente sensibilità verso l’impatto ambientale dei trasporti. Il ritorno dei treni notturni internazionali era stato accolto con entusiasmo in tutta Europa, simbolo di una mobilità più sostenibile e lenta.
Tuttavia, questa rinascita sembra oggi essersi arenata. Nonostante l’interesse dei viaggiatori resti alto, molte linee notturne di prestigio (come quella Parigi-Berlino e Parigi-Vienna) sono state recentemente soppresse o rischiano di chiudere, deludendo quanti speravano in una vera rivoluzione green nei viaggi.
Il nodo cruciale è nella sostenibilità economica
Il rispetto dell’ambiente, da solo, non basta a far quadrare i conti, e non è tanto la carenza di passeggeri a mettere in crisi queste tratte, ma la difficoltà di raggiungere un equilibrio finanziario.
I treni notturni infatti, operano spesso in perdita: basti pensare alle sopra citate linee Parigi-Vienna e Parigi-Berlino, gestite da SNCF, DB e ÖBB. Il governo francese ha scelto di non rinnovare il cospicuo finanziamento pubblico che sosteneva il servizio, e senza questo contributo le compagnie ferroviarie non intendono coprire le perdite con fondi propri.
La sospensione francese prevista dal 14 dicembre assume così un forte valore simbolico, mostrando come oggi le priorità di bilancio abbiano la meglio sulla visione a lungo termine della transizione ecologica. Situazioni simili si registrano anche altrove: ÖBB ha interrotto la tratta notturna Berlino-Bruxelles, la svedese SJ cancellerà il collegamento Stoccolma-Berlino e l’operatore croato HŽ ha sospeso il servizio tra Fiume e Stoccarda.
Treni notturni: costi alti e scarsa produttività
Per comprendere perché i treni notturni faticano a sostenersi, bisogna guardare alla loro complessità gestionale. La capacità di carico è inferiore rispetto ai treni diurni, poiché le carrozze letto e le cuccette occupano più spazio dei semplici sedili, riducendo il numero di passeggeri trasportabili. Inoltre, questi treni effettuano soltanto un viaggio al giorno e, una volta giunti a destinazione, restano fermi fino alla sera successiva per il ritorno, rendendo meno efficiente l’utilizzo dell’infrastruttura.
I costi operativi sono elevati: richiedono più personale per coprire turni notturni, oltre a maggiori spese per pulizia e manutenzione. Tutto ciò rende difficile mantenere prezzi competitivi, spesso già superiori ai voli low cost sulle stesse tratte.
Il quadro si complica ulteriormente per via della storica frammentazione della rete ferroviaria europea. La suddivisione in numerosi sistemi nazionali fa aumentare costi, burocrazia e tempi di percorrenza. Anche la prenotazione di un posto può risultare un percorso a ostacoli, obbligando spesso i viaggiatori a ricorrere a siti stranieri, nonostante gli sforzi dell’Unione europea per creare una piattaforma unica.
Inoltre, infrastrutture datate in Paesi chiave come Francia e Germania necessitano di continui interventi di manutenzione, svolti soprattutto di notte, che costringono i treni notturni a deviazioni o cancellazioni e minano l’affidabilità del servizio.
Non sorprende quindi che le compagnie nazionali preferiscano puntare sui treni veloci diurni, più redditizi e con maggiore capacità di carico. Anche le iniziative private, come la start-up Midnight Trains, che ambiva a collegare diverse città europee, si sono arenate di fronte alla mancanza di investitori e agli ostacoli burocratici di un mercato dominato dai grandi operatori pubblici.