Cos’è il flusso piroclastico scaturito dall’eruzione dell’Etna

Dopo la violenta eruzione dell’Etna dello scorso 2 giugno si è innescato un flusso piroclastico di cui in molti hanno parlato. Di cosa si tratta? Come mai l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ne ha sottolineato i possibili rischi?
Cos'è un flusso piroclastico?
Si tratta di una miscela ad alta densità composta da vari elementi come cenere, gas vulcanici, pietra pomice, rocce e blocchi di lava incandescente. La presenza di questi materiali rende evidente quanto un flusso piroclastico possa essere estremamente pericoloso e in grado di causare gravi danni.
Questo tipo di flusso ha la capacità di distruggere tutto ciò che incontra sul suo cammino e può provocare vere e proprie catastrofi. La sua pericolosità è dovuta principalmente a due fattori:
- Le temperature estreme degli elementi che lo compongono, che possono raggiungere anche i 1.000 °C.
- L’elevata velocità di propagazione, che può arrivare a diverse centinaia di chilometri orari.
Gli scienziati sottolineano che, una volta generato, un flusso piroclastico è praticamente impossibile da fermare: si muove a grande velocità lungo i pendii del cono vulcanico, travolgendo ogni cosa.
Per questo motivo, nel bollettino dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stato segnalato un alto rischio sull’Etna dopo una violenta eruzione. Alle 11:24 (ora italiana), le telecamere del sistema di sorveglianza hanno rilevato un flusso piroclastico, “probabilmente prodotto dal collasso di materiale del fianco settentrionale del Cratere di Sud-Est, che, secondo osservazioni preliminari, sembra non aver oltrepassato l’orlo della Valle del Leone”.
Fortunatamente, il flusso si è arrestato dopo pochi chilometri, senza creare alcun pericolo per la popolazione.
Come si formano i flussi piroclastici?
Essi si generano grazie alla combinazione di due componenti principali:
- un flusso basale, che scorre lungo il terreno ed è formato da frammenti grossolani;
- una nube turbolenta di cenere e gas che si solleva al di sopra.
I flussi piroclastici possono formarsi in seguito al collasso della colonna eruttiva (quando la densità della nube vulcanica aumenta e non riesce più a salire in quota, ricadendo verso il suolo) oppure durante un’eruzione esplosiva, come nel caso recente dell’Etna.
Alcuni cenni storici
Ci sono state altre occasioni in Italia in cui i flussi piroclastici hanno creato danni? Si stima che quelli scagliati dal Vesuvio nell'eruzione del 79 dopo Cristo abbiano viaggiato a 200 chilometri orari e che avessero una temperatura di 400 °C. Ecco perché le vittime di Pompei ed Ercolano non ebbero scampo.