Riscaldamento globale: perché ci saranno sempre più fulmini durante i temporali? Lo studio

Il legame tra cambiamento climatico e aumento dei fulmini sta attirando sempre più l’attenzione, soprattutto in seguito agli episodi meteorologici estremi che stanno colpendo l’Italia e molte altre parti del mondo. Ma il riscaldamento globale è davvero responsabile di un incremento nella quantità di fulmini durante i temporali? Le evidenze scientifiche offrono alcune risposte interessanti, aiutandoci a capire meglio come questo fenomeno potrebbe incidere sulla nostra vita di tutti i giorni.
Fulmini in aumento con il riscaldamento globale: lo studio
L’innalzamento della temperatura media globale, causato dall’effetto serra e dalle emissioni di gas nocivi, sta rendendo l’atmosfera terrestre sempre più instabile e ricca di energia. Questo porta alla formazione di temporali più violenti e frequenti, alimentati dal calore in eccesso che si sprigiona dalla superficie terrestre. Di conseguenza, è ragionevole ipotizzare un aumento anche nel numero di fulmini. Alcune ricerche indicano che, rispetto ai livelli dell’epoca preindustriale, l’attività elettrica atmosferica a livello planetario potrebbe crescere del 7%, con un potenziale incremento fino al 18% entro la fine del secolo, qualora le emissioni non venissero ridotte.
Nonostante ciò, prevedere con esattezza l’andamento dei fulmini resta difficile. La loro presenza non è legata soltanto al riscaldamento, ma anche alla quantità di particelle inquinanti (aerosol) presenti nell’aria, che influenzano la formazione delle nuvole e dei fenomeni temporaleschi.
Come si formano i temporali?
I fulmini si formano all’interno dei cumulonembi, le grandi nuvole temporalesche che possono estendersi verticalmente per oltre 10 chilometri nell’atmosfera. All’interno di queste strutture, l’aria calda e umida proveniente dal suolo sale rapidamente, incontrando strati d’aria più freddi man mano che guadagna quota. Questo movimento dà origine alla formazione di goccioline d’acqua e minuscoli cristalli di ghiaccio, mescolati a particelle e polveri sospese.
L’intensa turbolenza che si sviluppa dentro la nube provoca una separazione delle cariche elettriche: le cariche positive tendono ad accumularsi nella parte superiore, mentre quelle negative si concentrano nella zona inferiore. Quando il divario tra le due cariche diventa sufficientemente elevato, l’aria perde la sua capacità di resistere e si genera una scarica elettrica: è il fulmine che osserviamo nel cielo.
Non tutti i fulmini si manifestano allo stesso modo. Quelli più frequenti sono i fulmini che si scaricano tra la nuvola e il suolo, noti come fulmini nube-suolo: pur rappresentando solo circa il 20% del totale, sono i più pericolosi, in quanto possono provocare gravi danni a infrastrutture come impianti elettrici, ferrovie e impianti fotovoltaici, oltre a costituire una minaccia diretta per la sicurezza delle persone.
Esistono anche i fulmini che restano confinati all'interno della stessa nube, chiamati fulmini intranube, e quelli che si spostano tra due nuvole diverse, i cosiddetti fulmini nube-nube. Questi ultimi spesso si manifestano sotto forma di ampi bagliori che illuminano l’atmosfera. Con l’aumento delle temperature e l’intensificarsi dei temporali, è probabile che cresca anche il numero di questi fenomeni elettrici, rendendo fondamentale potenziare le capacità di previsione meteorologica e di monitoraggio dell’attività dei fulmini.