Gli alberi ripuliscono l'aria e riducono le emissioni: quali sono i migliori per assorbire l'inquinamento?

Gli alberi rappresentano una risorsa fondamentale per la vita sulla Terra, poiché svolgono un ruolo cruciale nell’assorbire la CO₂ e nell’immettere ossigeno nell’atmosfera. Tuttavia, non tutte le specie arboree rilasciano la stessa quantità di ossigeno per metro cubo.
Alcune varietà si dimostrano particolarmente efficaci nella lotta contro l’inquinamento, contribuendo in modo più significativo alla purificazione dell’aria, all’assorbimento dei gas serra e alla mitigazione del calore ambientale, grazie alle loro chiome dense e ombreggianti.
Alberi anti-smog, ecco quali sono
In cima alla classifica delle piante più efficaci nella lotta contro l’inquinamento atmosferico troviamo l’Acero Riccio, un albero maestoso che può toccare i 20 metri di altezza. Caratterizzato da un fusto eretto e sottile e da ampie foglie, lunghe tra i 10 e i 15 centimetri, presenta una punta leggermente incurvata da cui deriva il nome “riccio”.
Ogni singolo esemplare è in grado di catturare fino a 3.800 kg di anidride carbonica nel corso di vent’anni, distinguendosi anche per l’elevata capacità di raffrescare gli spazi urbani e contrastare l’effetto “isola di calore”.
Al secondo posto, con un assorbimento di 3.100 kg di CO₂, troviamo a pari merito due specie molto diverse ma altrettanto preziose: la Betulla verrucosa, che cresce facilmente anche in terreni difficili ed è venerata fin dall’antichità da Celti e popolazioni germaniche, e il Cerro, un albero imponente che può raggiungere i 35 metri.
Tra le altre specie ad alto potere depurativo figurano anche il Tiglio, il Bagolaro, noto per la sua straordinaria longevità e per l’apparato radicale profondo e robusto, e l’Olmo campestre, anch’esso dotato di solide radici.
Il Frassino comune, invece, si distingue per la sua altezza che può arrivare fino a 40 metri, mentre l’Ontano nero, il più piccolo del gruppo con i suoi 10 metri circa, riesce comunque ad assorbire fino a 2.600 kg di CO₂, dimostrandosi molto efficace anche nella rimozione di gas inquinanti dall’atmosfera.
A completare il podio delle piante più efficaci contro l’inquinamento troviamo il Ginkgo biloba, che si distingue non solo per la sua capacità di immagazzinare fino a 2,8 tonnellate di anidride carbonica, ma anche per l’elevata efficacia nel filtrare le polveri sottili presenti nell’aria.
Si tratta di un albero monumentale, in grado di crescere fino a 35 metri di altezza, e che colpisce per le sue origini antichissime: la specie esiste da oltre 250 milioni di anni, il che gli è valso il soprannome di “fossile vivente”. Un’altra straordinaria caratteristica del Ginkgo è la sua resistenza estrema.
Un esempio emblematico è quello dei sei alberi di questa specie che, pur trovandosi a circa 1-2 chilometri dal punto di detonazione della bomba atomica a Hiroshima, riuscirono a sopravvivere all’esplosione nucleare e sono tuttora in vita.
Alberi in città, perché è importante piantarne di più
Uno dei principali motivi per cui è fondamentale aumentare la presenza di alberi nelle aree urbane è il loro impatto positivo sulla qualità dell’aria. Attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica, questi organismi vegetali aiutano a contenere l’inquinamento atmosferico e a limitare l’effetto serra, contribuendo in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico.
Secondo le stime, ogni albero è in grado di catturare tra i 10 e i 20 chilogrammi di CO₂ ogni anno. In più, durante il processo di fotosintesi, gli alberi rilasciano ossigeno nell’ambiente, un elemento indispensabile per la sopravvivenza di esseri umani e animali, migliorando così la salubrità dell’aria che respiriamo.
Un altro vantaggio importante della vegetazione in città è legato alla capacità di ombreggiamento delle chiome. Le foglie, infatti, oltre a schermare i raggi solari, favoriscono il raffrescamento dell’ambiente tramite il fenomeno dell’evapotraspirazione, contribuendo a ridurre la temperatura dell’aria.
In effetti, nelle zone alberate si possono registrare temperature anche fino a 6 gradi inferiori rispetto a quelle prive di copertura vegetale. Questa funzione di raffrescamento naturale comporta anche benefici energetici, poiché riduce la necessità di ricorrere a sistemi di climatizzazione artificiale, con un conseguente abbassamento dei consumi elettrici durante i mesi più caldi.