Il più grande vulcano sottomarino d'Europa e del Mediterraneo è in Italia: quali sono le possibili conseguenze di un'eruzione del Marsili?

Nelle profondità del Mar Tirreno meridionale, a circa 140 chilometri a nord della Sicilia e a 150 chilometri dalle coste della Calabria e della Campania, si erge il Marsili, il più vasto vulcano sottomarino del continente europeo.
Identificato negli anni Venti del secolo scorso, il Marsili ha suscitato crescente attenzione da parte dei ricercatori, soprattutto per la sua attività vulcanica ancora poco nota al grande pubblico ma oggetto di approfondite analisi da parte degli esperti italiani. Viene spesso associato a ipotesi di eventi estremi, come la formazione di tsunami distruttivi. Ma quanto è reale questa minaccia?
Vulcano Marsili, cosa accadrebbe in caso di eruzione?
A differenza dei vulcani più famosi come Stromboli, Etna e Vulcano, il Marsili non ha mai registrato eruzioni storicamente documentate. Tuttavia, le indagini geofisiche e geochimiche condotte nel tempo rivelano la presenza di un sistema magmatico ancora attivo.
Questo significa che, pur non mostrando manifestazioni eruttive recenti, il Marsili non è considerato spento, bensì attivo, come confermato dalla comunità scientifica e dai rapporti dell’INGV. Al momento non si rilevano segnali di un’eruzione imminente, ma la possibilità non può essere esclusa, soprattutto considerando l’elevata instabilità geologica della zona.
Le potenziali conseguenze di un'eruzione potrebbero essere rilevanti, specialmente se accompagnate da smottamenti sottomarini. Uno scenario del genere è stato ipotizzato dal geofisico Enzo Boschi, ex presidente dell’INGV.
Uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Marine Geology, dal titolo “Submarine landslides and tsunami hazard at Marsili seamount”, ha evidenziato che un crollo laterale di una porzione del fianco del vulcano potrebbe innescare uno tsunami in grado di raggiungere le coste tirreniche in meno di sessanta minuti.
Le zone che potrebbero essere coinvolte comprendono la costa tirrenica della Calabria, la Costiera Amalfitana, il Golfo di Napoli, le Isole Eolie e la parte nord-orientale della Sicilia. Secondo i modelli elaborati dall’INGV e dal CNR, un’eventuale eruzione del Marsili potrebbe avvenire attraverso l’emissione di lava dal cratere principale, con rilascio di gas vulcanici e possibilità di frane laterali. Queste dinamiche richiamano quelle osservate in altri vulcani sottomarini attivi, come il Kick ’em Jenny nei Caraibi.
Le precedenti eruzioni
Le eruzioni più recenti attribuite al Marsili risalgono a circa 5.000 e 3.000 anni fa. Si è trattato di eventi di bassa intensità, avvenuti nella parte centrale della struttura vulcanica, a una profondità di circa 850 metri. Queste eruzioni hanno avuto origine da piccoli coni di scorie con un diametro inferiore ai 400 metri.
Qualora si verificasse oggi un’eruzione simile, poco esplosiva e compresa tra i 500 e i 1.000 metri di profondità, le manifestazioni in superficie sarebbero limitate: si osservano solitamente emissioni di gas e la risalita di frammenti vulcanici, che possono restare sospesi in acqua per alcune settimane.
Negli ultimi anni, ricerche geologiche più approfondite hanno rivelato la presenza di almeno due grandi caldere nel settore settentrionale del Marsili. Queste strutture, che rappresentano profonde depressioni formatesi a seguito del collasso di camere magmatiche superficiali, mostrano in alcuni casi chiari segni di cedimenti laterali. Queste evidenze morfologiche suggeriscono una storia eruttiva più complessa di quanto inizialmente ipotizzato.