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Equinozio d'autunno, perché nel 2020 cade il 22 settembre

Alle 13:31 del 22 settembre finisce l'estate astronomica 2020 e inizia la stagione autunnale. Ecco le cose da sapere, tra astronomia ed etimologia
21 Settembre 2020 - ore 08:56 Redatto da Redazione Meteo.it
21 Settembre 2020 - ore 08:56 Redatto da Redazione Meteo.it
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(foto: LaPresse)

Nella maggior parte degli anni, l'equinozio d'autunno cade il 23 settembre. Ma non negli anni bisestili, come il 2020: dato che nel calendario è stato conteggiato un giorno in più - il 29 febbraio - l'equinozio risulta anticipato di un giorno. Ecco perché quest'anno l'autunno inizia il 22 settembre, per la precisione alle 13:31 ora italiana. È quello il momento esatto in cui il Sole si trova sulla verticale dell'equatore, allo zenit, come accade due sole volte l'anno: per l'equinozio d'autunno, appunto, e per quello di primavera.

L'equinozio è un appuntamento molto particolare dell'alternarsi delle stagioni, perché corrisponde al momento in cui su tutta la Terra la notte dura tanto quanto il dì, ossia il buio tanto quanto la luce, come peraltro il nome stesso (aequinoctium, dal latino notte uguale) suggerisce. E segna, per convenzione, il momento di passaggio tra l'estate e l'autunno, per lo meno in senso astronomico.

Inizia l'autunno, oppure la primavera

Si sa, il ciclico susseguirsi delle stagioni è un fenomeno dovuto al fatto che l'asse di rotazione terrestre è inclinato rispetto al piano dell'orbita ellittica che la Terra compie nella sua rivoluzione intorno al Sole. A seconda di quale parte di traiettoria la Terra sta percorrendo, i raggi solari incidono prevalentemente nell'emisfero boreale (il nostro, quello a nord) oppure in quello australe. Di conseguenza, su una stessa area i raggi del Sole non incidono sempre con la stessa inclinazione, determinando periodi di clima più caldo e altri di clima più freddo.

L'equinozio, da questo punto di vista, rappresenta una condizione di simmetria, il momento intermedio tra il solstizio d'estate e quello d'inverno. Per l'Italia (così come per tutto l'emisfero boreale) inizia quindi l'autunno, mentre nell'emisfero australe prende il via la primavera.

(foto: Wikimedia Commons)

Non si tratta però di un'inversione di tendenza. Di fatto, già da tre mesi le giornate nella nostra parte di mondo hanno iniziato ad accorciarsi, i raggi del Sole a farsi più obliqui, e questo è ciò che continuerà a succedere per i prossimi tre mesi. Fino a che, il 21 dicembre, si raggiungerà il solstizio d'inverno, vale a dire la minima durata del dì e il minimo angolo d'incidenza dei raggi solari.

Stagioni astronomiche e stagioni meteorologiche

Se dal punto di vista della dinamica dei corpi celesti nello Spazio la definizione delle stagioni è molto chiara, esiste un altro modo semplificato di distinguerle, facendo riferimento alle condizioni meteo-climatiche medie. In questo senso, quindi, si considera che la prima parte del mese di giugno - pur collocandosi in primavera da un punto di vista astronomico - è in pratica molto più estiva della prima parte di settembre. Per questo, convenzionalmente, si è stabilito che le stagioni meteorologiche iniziano sempre a inizio mese, anticipando di qualche settimana l'avvio della corrispondente stagione astronomica.

Dunque l'inverno meteorologico va dall'inizio di dicembre alla fine di febbraio, la primavera meteorologica dall'inizio di marzo alla fine di maggio, l'estate dall'inizio di giugno alla fine di agosto, e infine l'autunno meteorologico è iniziato il primo giorno di settembre e proseguirà fino al 30 di novembre.

(foto: LaPresse)

Che piaccia o no, questa versione approssimata è più semplice da ricordare, anche perché nel caso delle stagioni astronomiche il meccanismo è molto più complesso. Basta pensare che l'anno solare non coincide con un numero intero di giorni, ma dura 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Questo costringe, come noto, a inserire un giorno in più ogni 4 anni con lo stratagemma del bisestile, ma anche a rimuovere dagli anni bisestili tutti i multipli di 100, eccetto i multipli di 400. Per esempio, il 2000 è stato bisestile, il 2100, il 2200 e il 2300 no, il 2400 di nuovo sì.

Di conseguenza, il momento esatto degli equinozi non si ripete praticamente mai uguale a se stesso e, anche se nella maggior parte degli anni cade nella giornata del 23 settembre, cambia comunque l'orario che segna il confine tra estate e autunno. Per esempio, l'equinozio d'autunno 2018 è stato il 23 settembre alle 3:54 del mattino, nel 2019 il 23 settembre alle 9:50, mentre nel 2021 sarà il 22 settembre alle 19:21.

Ancora diversa poi, è la questione del cambio di orario: il passaggio dall'ora legale (quella estiva) a quella solare (invernale) di norma avviene qualche settimana dopo l'equinozio d'autunno. Quest'anno dovremo tirare indietro gli orologi - metaforicamente, perché ormai quasi tutti quelli digitali di sincronizzano in automatico - nella notte tra sabato 24 ottobre e domenica 25 ottobre, concedendoci un'ora in più di sonno ma vedendo poi calare più precocemente la sera.

Il significato delle parole

Accanto a equinozio, che come anticipato significa notte uguale [al giorno], anche la parola stessa autunno ha un'origine curiosa. Spesso usata per indicare caducità, declino e imbruttimento, in realtà dal punto di vista etimologico autunno vuol dire l'esatto contrario: dal latino augere, significa infatti abbondare, arricchire, aumentare. Non a caso, l'autunno è la stagione in cui più di ogni altro momento abbondano i raccolti: dalla vendemmia alla mietitura, dalla maturazione delle zucche alla raccolta delle olive, oltre a una infinità di prodotti pronti da gustare come castagne, mele, pere e melograni.

Diversa invece la questione in lingua inglese. Nel Regno Unito, infatti, si tende a usare la parola autumn, mentre dall'altra parte dell'oceano Atlantico prevale l'utilizzo di fall. Se autumn condivide l'origine con il termine italiano (probabilmente con una ulteriore contaminazione dal francese), fall si rifà invece alla caduta delle foglie (fall of the leaves). Quest'ultima versione pare essere anche quella di origine più recente, e si differenziò dalla lingua dell'impero britannico a partire dal 1550 circa.

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