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Sostenibilità, gli italiani tengono davvero al pianeta Terra?

Tre persone su quattro si dicono disposte a fare di più: i dati di Nando Pagnoncelli di Ipsos Italia
4 Ottobre 2021 - ore 10:02 Redatto da Redazione Meteo.it
4 Ottobre 2021 - ore 10:02 Redatto da Redazione Meteo.it
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(foto: Unspalsh) 

Nonostante la pandemia di Covid-19 abbia dominato la scena, i temi della sostenibilità e della transizione ecologica sono rimasti di grande interesse nel corso del 2020 e del 2021, probabilmente alla luce delle grandi problematiche e dei danni che l’aumento delle temperature medie sta causando, anche e non solo attraverso fenomeni meteo-climatici di intensità estrema sempre più frequenti.

Quello che appare evidente, dentro e fuori i confini del nostro paese, è la necessità di un cambiamento di mentalità che si accompagni - in termini concreti - a una riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di gas climalteranti. Come noto, per attenuare gli effetti devastanti del riscaldamento globale è necessario il contributo di tutti, partendo in piccolo dalle abitudini quotidiane di ciascuno di noi e arrivando fino a coinvolgere le aziende, la politica e la società nel suo complesso. Ma quanti italiani sono davvero pronti a prendere azione per la tutela il nostro pianeta? Per fare chiarezza sull’argomento ne abbiamo parlato per Meteo.it con Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, anche a partire dai dati sul sentiment degli italiani di cui a ora disponiamo.

La sostenibilità è diventata un tema popolare

Il primo passo per ottenere dei risultati importanti, e trasformare il tema della sostenibilità in risultati concreti, è la cultura dei cittadini. "Trovo persino sorprendente che la sostenibilità sia rimasta di grandissima attualità nonostante la pandemia", è il primo commento di Pagnoncelli. "In questa fase storica la consapevolezza sull’importanza del tema continua a crescere. In 10 anni si è passati dal 7% al 37% di persone che dichiarano di avere buone competenze in relazione al tema della sostenibilità, a cui si aggiunge un ulteriore 35% di persone che dicono di conoscere il tema, anche se in maniera non approfondita".

Dopo l'ascesa nel corso degli anni Dieci e ancora di più nei mesi della pandemia, ora si può certamente dire che non si tratta più di un tema di nicchia riservato a pochi esperti, ma che anzi la maggior parte degli italiani si interessa e ne discute. Un tema popolare che coinvolge di fatto tre italiani su quattro, "e che si è affermato tra le aspettative più importanti delle persone", come sottolinea Pagnoncelli.

(foto: Unsplash)

"Il tema della sostenibilità non è solo guidato dalla paura per il futuro", puntualizza, "ma anche dalla consapevolezza dell’importanza che ogni singola azione riveste nel contenere i danni determinati dalle attività antropiche degli ultimi anni". E in particolare sono tre, secondo il punto di vista di Ipsos, i fattori che spingono in questa direzione. "Il primo", spiega Pagnoncelli, "è quello più classico, di natura etica e valoriale, della responsabilità sociale". Poi la consapevolezza dell’impatto dell'attività umana sul futuro della Terra, e infine il terzo - come vedremo sotto - è legato ai temi economici e di crescita.

I rischi, dalla banalizzazione ai costi nascosti

Non è tutto così facile come si potrebbe pensare. "Quello che si rischia", continua Pagnoncelli, "è anzitutto una banalizzazione del tema, facendo diventare di fatto la sostenibilità un mito più che una meta. Rendere il tema fin troppo semplice può creare delle storture e impedire la piena consapevolezza della sua complessità". L'esempio più immediato è quello del greenwashing, ossia l'ecologismo di facciata, e del social washing, che non hanno fatto altro che incrementare lo scetticismo delle persone. "La banalizzazione può derivare anche dal consenso fin troppo generalizzato intorno al tema della sostenibilità, che fa sì che ne parli il Papa così come Greta Thunberg, fino a Larry Fink (che gestisce il più grande fondo d'investimento mondiale, Black Rock) e alle tante aziende italiane che hanno aderito al Manifesto di Assisi".

(foto: Unsplash)

L'altro grande rischio è invece più strettamente economico e riguarda i costi della transizione ecologica, con spese e impatti tutt'altro che trascurabili. "Credo sarebbe utile in questa fase ribadire, come peraltro ripete il Ministro Roberto Cingolani, che la transizione energetica non è un pranzo di gala, e che per mettere in sicurezza il pianeta Terra occorre sostenere costi importanti e affrontare passaggi critici", sottolinea Pagnoncelli. "Peraltro, le aziende che non si adegueranno e non adotteranno un approccio sostenibile non potranno nemmeno accedere ai crediti a disposizione".

Di fronte a un processo così ampio e di portata globale, è ragionevole credere che anche le persone vadano accompagnate, per condividere le difficoltà e fare capire l’importanza di quello che si sta facendo. "Il pericolo a cui si va incontro è quello di rivolte come quella avvenuta in Francia con i gilet gialli", chiarisce Pagnoncelli. "Le élite hanno punti di vista completamente diversi dalla maggioranza delle persone, e i francesi dicono per esempio che le élite pensano alla fine del mondo mentre i cittadini alla fine del mese. E anche un provvedimento di ispirazione ambientalista come l'aumento del prezzo dei carburanti - in un contesto diverso da quello italiano può suscitare grandi proteste", nel caso specifico perché ha determinato un aggravio fiscale che ha pesato soprattutto su chi era già in una situazione precaria, come i pendolari.

Comportamenti virtuosi, dal packaging ai rifiuti

Negli ultimi anni l'approccio degli italiani nei confronti della sostenibilità è innegabilmente cambiato. "Quando con il Decreto Ronchi è stata introdotta la raccolta differenziata nel 1997, nella maggior parte dei casi le reazioni erano negative, sia per il cambiamento in sé sia perché si riteneva che fossero accortezze inutili o di poco valore". Ma oggi il contesto è completamente diverso e, come spiega Pagnoncelli, "la raccolta differenziata è diventata un elemento con cui il cittadino ritiene di dare un contributo all’ambiente a livello individuale".

(foto:Unsplash)

Un altro esempio classico riguarda gli imballaggi: sempre più persone sono attente agli sprechi e prediligono prodotti che abbiano un packaging ecosostenibile. "Anche in questo caso non si tratta più di comportamenti di nicchia", commenta Pagnoncelli, "ma che coinvolgono una quota rilevante di persone".

Dalla decrescita felice alla ripresa sostenibile

Molto spesso in passato si è parlato della necessità di una decrescita felice per risolvere i problemi relativi all’inquinamento e garantirci un futuro migliore. Ma anche per questo aspetto la percezione è radicalmente cambiata: "Ora spesso si tende ad associare l’aumento della sostenibilità a un miglioramento della situazione economica generale", racconta Pagnoncelli, "oltre che a una maggiore propensione all'innovazione e allo sviluppo. Basta pensare che in passato un prodotto sostenibile era considerato più povero, come se fosse manchevole di qualcosa, mentre oggi sostenibile è sinonimo di innovativo, bello e migliore, come un elettrodomestico in classe A+++".

Inoltre, se c'era il timore che la pandemia oscurasse i temi green, oggi invece una quota importante di persone mette sullo stesso piano i due temi e tende anche a collegarli, considerando il Covid-19 in qualche modo originato alla scarsa attenzione che le persone hanno dedicato all’ambiente. "Nessuno crede nella decrescita felice", conclude Pagnoncelli, "e ora si preferisce la consapevolezza dell’importanza del momento che stiamo vivendo per attuare dei comportamenti virtuosi volti alla transizione green. Se guardiamo ai numeri, ben 3 italiani su 4 pensano che la ripresa post-pandemia debba essere sostenibile, con nuovi paradigmi di produzione, distribuzione e consumo". Un filone d'azione che deve coinvolgere aziende, cittadini, istituzioni e politica, per intraprendere una strada condivisa verso un futuro più green. Senza dimenticare che a sostenere questi progetti ci sono importanti risorse economiche come il Green New Deal e il Next Generation Eu, che aiuteranno da un lato a contenere la pandemia e dall’altro a rilanciare l’economia dei vari paesi, Italia inclusa.

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