Shark finning: Cina e Giappone contro il divieto di spinnamento degli squali
Durante un recente incontro della Commissione internazionale per la conservazione dei tonni atlantici (ICCAT) tenutosi a Limassol, Cipro, Cina e Giappone si sono opposte alla proposta di rafforzare il divieto di shark finning. La proposta mirava a garantire che gli squali venissero portati a riva con le pinne attaccate, il che aiuterebbe a fermare la crudele pratica dello shark finning.
Shark finning, cos'è?
Prima di tutto cerchiamo di capire cosa è lo shark finning: si tratta della pratica di catturare gli squali, tagliargli le pinne e poi ributtarli nell'oceano. Le pinne sono spesso utilizzate nella preparazione di una zuppa di pinne di squalo, una prelibatezza in diverse culture culinarie.
La pratica risulta molto dannosa perché lo squalo, rimasto senza pinne, di solito muore per il trauma o perché non riesce a nuotare correttamente. Per questo motivo durante la Commissione internazionale per la conservazione dei tonni atlantici (ICCAT), Stati Uniti, Belize e Brasile hanno lanciato la proposta di vietare il taglio delle pine. Su 52 stati 42 hanno votato a favore tra cui diversi paesi dell'Unione Europea e l'Inghilterra.
Perché Cina e Giappone hanno bocciato la proposta di shark finning?
Tra gli Stati membri che si sono opposti alla proposta di vietare il taglio delle pinne degli squali ci sono stati Cina e Giappone, due dei più grandi mercati per le pinne di squalo. Con il no di Cina e Giappone la proposta è stata bocciata, visto che per essere approvata necessitava del consenso unanime di tutti gli Stati.
Sonja Fordham, presidente di Shark Advocates International, ha dichiarato a Politico: "Sono profondamente, profondamente delusa. Siamo esasperati dal fatto che un divieto forte e applicabile di shark finning sia stato nuovamente bloccato da essenzialmente due paesi, nonostante un sostegno schiacciante e un chiaro parere scientifico". Anche gli ambientalisti che da anni fanno campagne contro lo shark finning a causa degli effetti devastanti sulle popolazioni di squali hanno espresso il loro dissenso criticando la decisione di bloccare la proposta.