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Il Po è sempre più a secco: ecco le cause e le possibili conseguenze

Il fiume più importante d'Italia non è mai stato così a corto d'acqua negli ultimi trent'anni. Un problema ambientale ma anche economico, che le precipitazioni primaverili difficilmente risolveranno.
Ambiente28 Marzo 2022 - ore 09:32 - Redatto da Redazione Meteo.it
Ambiente28 Marzo 2022 - ore 09:32 - Redatto da Redazione Meteo.it
(foto: Autorità di bacino distrettuale del fiume Po)

Il fiume Po è sempre più asciutto: lo scorso 8 marzo, per esempio, è stato registrato il dato più preoccupante degli ultimi trent'anni. Questi primi mesi del 2022 sono stati particolarmente avari di precipitazioni sotto forma di pioggia e neve, tanto che in alcune aree del corso d’acqua più importante del nostro paese le risorse idriche residue sono particolarmente scarse. A complicare ulteriormente la situazione c’è un progressivo aumento dell’utilizzo d'acqua dal fiume Po avvenuto nel corso degli ultimi vent'anni, sia per gli utilizzi intesivi dei terreni (che richiedono un maggiore quantitativo d'acqua) sia per la produzione di energia tramite impianti idroelettrici.

Utilizzare con attenzione la poca acqua a disposizione è la vera sfida a cui siamo chiamati a rispondere, come sistema paese, per evitare quei danni ambientali ed economici molto gravi che potrebbero derivare da un esaurimento dell'acqua del Po. Anche perché la scarsità d'acqua per tutta la stagione calda sembra ormai difficilmente evitabile.

Un trend negativo e dati da record

L’autorità di bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo) ha pubblicato un bollettino che mette in luce una situazione molto critica per il principale fiume italiano. Di solito i problemi di siccità si manifestano durante la stagione estiva, ma quest’anno la situazione è ben diversa: in questi giorni abbiamo raggiunto livelli di sofferenza idrica mai toccati dal 1990 in poi.

Ormai da oltre 100 giorni non si registrano piogge significative e la portata del fiume continua a diminuire anche a causa della carenza di precipitazioni che ricadono nei vari affluenti del Nord Italia. Il problema principale sono proprio le piogge che scarseggiano in un periodo dell’anno storicamente favorevole: questo trend negativo è emerso già a partire dall’inizio del 2022, dove la quantità di acqua caduta è stata decisamente inferiore alle medie degli ultimi anni.

Per esempio, in Piemonte le precipitazioni dei primi mesi del 2022 sono state il 93% minori rispetto alla media degli ultimi anni. Numeri che, da soli, bastano per esplicitare la gravità del livello di siccità raggiunto quest'anno.

(foto: Pixabay)

Inoltre, come se non bastasse, non si sono create sufficienti scorte di neve durante i mesi invernali lungo tutto l’arco alpino, quindi anche questa fonte di approvvigionamento idrico è particolarmente carente e determinerà ulteriori effetti negativi nelle prossime settimane.

Il risultato è che in alcune aree il Po appare sempre più secco, come per esempio a Piacenza, dove le risorse idriche sono pressoché nulle con conseguenze molto negative per gli ecosistemi viventi e per gli invasi artificiali, che dovrebbero rappresentare le fonti di ristoro per le attività umane. Si è già visto in passato come lo stress idrico possa causare morie di numerosi pesci, incapaci di adattarsi a un ambiente sempre più ostile.

Una questione anche economica

Il fiume Po è una fonte idrica molto importante per molte aree del Nord Italia, in quanto attraversa 7 differenti regioni e fornisce una risorsa indispensabile per un’area economicamente fondamentale del nostro paese, con un prodotto interno lordo complessivo pari a circa il 40% di quello nazionale.

Insomma, la crisi idrica è per molti aspetti collegata a una parallela crisi a livello economico. In particolare, per quanto riguarda l’agricoltura ci stiamo avvicinando a un periodo dell’anno molto importante per l’irrigazione dei campi: avere a disposizione quantità esigue di acqua può causare gravi problematiche per le semine e la crescita delle colture.

(foto: Pixabay)

È bene sempre tenere a mente anche che l’acqua rappresenta il 41% delle fonti primarie di energia rinnovabile nel nostro paese e di conseguenza i problemi di approvvigionamento nelle centrali idroelettriche hanno implicazioni gravi per la transizione energetica e il progresso di trasformazione green che sta pian piano investendo il nostro paese.

Alcune possibili soluzioni

Il peggio probabilmente deve ancora venire, e non basteranno certo un po' di piogge primaverili per risolvere il problema. Ci stiamo avviando verso la stagione calda, dove tipicamente piove di meno: di conseguenza il problema della siccità del fiume Po rischia di diventare ancora più grave. Per cercare di mantenere la situazione sotto controllo anche quando le temperature si alzeranno è bene prestare grandissima attenzione a ogni singolo utilizzo delle risorse idriche.

(foto: Unsplash)

Una possibile soluzione parziale può consistere nel piantare colture meno idro-esigenti, ossia che necessitano di un approvvigionamento di acqua minore. Anche sul fronte del prelievo d'acqua per l'agricoltura ci sono ampi margini di miglioramento: grazie alle innovazioni tecnologiche è possibile gestire il prelievo di risorse idrica con maggiore intelligenza, procedendo al prelievo solo quando necessario. Può essere molto importante anche cercare di sfruttare al meglio tutti i bacini a disposizione, dal riutilizzo delle acque reflue attraverso processi di depurazione, oltre all’efficientamento dei sistemi di traporto per evitare sprechi.

Insomma, oltre alle strategie globali di medio e lungo termine per contrastare il cambiamento climatico, anche soluzioni locali e particolari possono aiutare a fare la differenza, quantomeno per contenere i danni della peggiore siccità di inizio primavera che si ricordi da decenni.

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