Pandemia oceanica invisibile: i ricci di mare diventano scheletri bianchi

Da circa quattro anni una grave emergenza biologica sta colpendo le popolazioni di ricci di mare in molte aree del mondo. Dall’Atlantico tropicale fino al Mar Rosso e all’Oceano Indiano, questi organismi fondamentali per l’equilibrio marino stanno morendo in tempi rapidissimi.
La loro scomparsa altera profondamente i fondali, favorendo la diffusione di alghe e il collasso delle barriere coralline. Ecosistemi un tempo ricchi e colorati si stanno trasformando in ambienti impoveriti e degradati. Un episodio particolarmente allarmante è stato osservato alle Canarie tra il 2022 e il 2023.
Perché i ricci di mare stanno diventando scheletri bianchi?
Da quasi quattro anni una grave emergenza biologica sta interessando i ricci di mare in numerose aree del mondo. Dalle acque dei Caraibi fino al Mar Rosso e all’Oceano Indiano, queste specie chiave per gli ecosistemi marini stanno scomparendo in modo rapido e massiccio. La loro perdita sta alterando profondamente i fondali, un tempo ricchi di coralli e oggi sempre più invasi dalle alghe.
Tra il 2022 e il 2023 una nuova e preoccupante ondata di morie ha colpito le Isole Canarie, segnando un momento cruciale della crisi. A essere maggiormente coinvolti sono stati i ricci del genere Diadema, fondamentali per il controllo della crescita algale. Questi nutrendosi delle alghe, proteggono indirettamente i coralli dall’asfissia.
Quando però vengono colpiti da agenti patogeni, l’impatto sugli ecosistemi è immediato e devastante. In pochi giorni intere colonie possono scomparire, lasciando solo resti vuoti sui fondali. Durante l’estate 2022-2023, il Diadema africanum ha subito perdite enormi lungo le coste occidentali delle Canarie. A La Palma la popolazione è crollata di oltre due terzi, mentre a Tenerife la riduzione ha sfiorato il totale. Le indagini scientifiche indicano che la capacità riproduttiva di questi ricci è ormai quasi azzerata.
Episodi simili sono stati segnalati anche in altre aree marine, dal Mediterraneo all’Oceano Indiano. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Science, la crisi ha ormai dimensioni globali. I ricercatori hanno individuato il patogeno responsabile in diverse specie di ricci di mare. In alcune zone il principale colpevole sarebbe un parassita ciliato del genere Philaster, capace di sterminare fino al 90% degli individui infetti.
Le conseguenze della pandemia oceanica
Gli effetti di questa emergenza sanitaria marina rischiano di essere estremamente gravi. I ricci di mare svolgono un ruolo fondamentale nel limitare la proliferazione delle alghe e nel mantenere l’equilibrio biologico delle barriere coralline. La loro scomparsa può innescare il degrado dei reef costieri, come dimostrato dal collasso avvenuto nei Caraibi negli anni Ottanta.
I ricercatori ipotizzano che l’agente responsabile si diffonda rapidamente seguendo le principali rotte del traffico navale. In assenza di terapie efficaci, le strategie attuali puntano a ridurre la propagazione del patogeno. Tra le misure allo studio vi sono il controllo dei trasporti marittimi e l’allevamento di ricci in ambienti protetti. Il pericolo resta elevato, soprattutto per alcuni ecosistemi ancora intatti nel Pacifico.






