Obesità riconosciuta come malattia: l'Italia è il primo paese al mondo a farlo

Un importante traguardo è stato raggiunto nella lotta contro l’obesità. Il Senato ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge n. 741 della XIX Legislatura, presentata dall’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”.
Con questa legge, nota come Legge Pella, l’obesità viene riconosciuta ufficialmente come malattia cronica. Inoltre, le relative prestazioni sanitarie vengono inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), garantendo così l'accesso alle cure attraverso il Servizio Sanitario Nazionale.
Obesità riconosciuta come malattia, ecco cosa prevede la legge Pella
Il 1° ottobre 2025, il Parlamento italiano ha formalmente riconosciuto l’obesità come una malattia cronica, progressiva e recidivante. Questo storico traguardo è stato raggiunto con il voto finale del Senato, che ha concluso un lungo iter legislativo iniziato quasi tre anni prima alla Camera dei Deputati, grazie a un ampio consenso trasversale.
Questo riconoscimento cambia radicalmente sia la percezione pubblica che il trattamento medico dell’obesità. Da condizione spesso giudicata moralmente, ora l’obesità è considerata una patologia vera e propria, che richiede prevenzione e cure specifiche, con il diritto all’assistenza garantito dal Servizio Sanitario Nazionale.
La legge, fortemente voluta dall’onorevole Roberto Pella e sostenuta da numerose società scientifiche, tra cui la Società Italiana dell’Obesità (SIO), e dalle associazioni di pazienti come Amici Obesi Onlus, rappresenta il primo intervento normativo organico in Italia sul tema dell’obesità. Il provvedimento si articola in sei articoli, che delineano un approccio integrato volto a coniugare prevenzione, cura e inclusione sociale.
Tra le principali disposizioni, la legge prevede una gestione multidisciplinare dei pazienti, la formazione specifica per medici e professionisti sanitari, campagne di educazione alimentare e sensibilizzazione a livello nazionale, e la creazione di un Osservatorio sull’obesità presso il Ministero della Salute. Questo organismo avrà il compito di monitorare l’andamento dei dati epidemiologici e di valutare l’efficacia delle politiche in atto.
Uno degli aspetti più rilevanti della legge riguarda l’inclusione delle prestazioni sanitarie legate all’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), garantendo così che diagnosi, terapie farmacologiche e interventi di follow-up siano erogabili dal Sistema Sanitario Nazionale, gratuitamente o con una compartecipazione alla spesa.
Per il finanziamento iniziale, la legge prevede 700.000 euro per il 2025, 800.000 euro per il 2026 e 1,2 milioni di euro all’anno a partire dal 2027. Questi fondi saranno distribuiti tra le Regioni tramite un apposito decreto ministeriale.
Anche se l’entità delle risorse iniziali è limitata, questo rappresenta il primo passo verso un percorso strutturale che, negli anni, dovrà essere potenziato con investimenti mirati e una gestione centralizzata. Riguardo alle prestazioni sanitarie, sarà compito delle singole Regioni integrare i trattamenti terapeutici e garantire i finanziamenti necessari con un processo che richiederà del tempo per essere pienamente attuato.
In Italia quattro adulti su dieci sono in sovrappeso, i dati
In Italia, circa quattro adulti su dieci sono in sovrappeso, di cui tre sono semplicemente in sovrappeso e uno è obeso. Questo fenomeno riguarda soprattutto alcune regioni del Sud, come Molise, Campania, Basilicata e Puglia, dove quasi metà della popolazione adulta soffre di sovrappeso o obesità. A evidenziare questa situazione sono i dati dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che sono stati pubblicati in occasione della Giornata Mondiale dell'Obesità (4 marzo) e che mettono in luce un problema ormai radicato e strutturale.
L’eccesso di peso e l’obesità risultano essere più diffusi tra gli uomini, le persone con redditi bassi e coloro che hanno un livello di istruzione basso. Le disuguaglianze socioeconomiche giocano un ruolo fondamentale, poiché rendono più difficile l'accesso a una dieta sana, come frutta e verdura, che spesso risultano più costose rispetto ai cibi industriali e confezionati. Inoltre, la scarsa consapevolezza e l'assenza di politiche adeguate di educazione alimentare contribuiscono a mantenere e consolidare abitudini alimentari e stili di vita poco salutari.
Anche la situazione tra i minori è allarmante: secondo il rapporto "I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza – I dati Regione per Regione", realizzato dal Gruppo di lavoro per l'attuazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Gruppo Crc), la percentuale di bambini obesi e gravemente obesi è in costante crescita e ha raggiunto il 9,8% nel 2022.
Il divario territoriale è particolarmente evidente: le regioni del Sud, come Campania (18,6%), Calabria (15,5%) e Puglia (14,8%), registrano i tassi più elevati di obesità infantile, mentre, per esempio, nelle Province di Trento e Bolzano, la percentuale è decisamente inferiore, rispettivamente del 3% e del 3,9%.