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Coronavirus, quando arriva il vaccino?

Diversi sono all'ultima fase di sperimentazione, ma servirà almeno fino a dicembre per completare il processo di validazione scientifica
Salute24 Settembre 2020 - ore 08:00 - Redatto da Redazione Meteo.it
Salute24 Settembre 2020 - ore 08:00 - Redatto da Redazione Meteo.it
(foto: LaPresse)

L'arrivo di un vaccino contro il nuovo coronavirus Sars-Cov-2, capace di proteggere dalla Covid-19, è una delle notizie più attese fin dall'inizio della pandemia. Non è un caso che negli ultimi mesi si siano rincorsi annunci su formulazioni vaccinali, successi della ricerca e previsioni sulla disponibilità delle soluzioni iniettabili. Tuttavia, a oggi un vaccino di dimostrata sicurezza ed efficacia ancora non c'è. E, proprio per la natura sperimentale degli studi in corso, non è possibile nemmeno fare pronostici (se non spannometrici) sulla data in cui potremmo avere disponibilità di un vaccino. Assumendo per ipotesi che tutto proceda senza intoppi da qui in avanti.

Anziché gli annunci mediatici dei vari leader politici in giro per il mondo - finalizzati più a orientare gli equilibri geopolitici esteri e interni che a fare corretta informazione sul tema - la miglior bussola possibile per orientarsi sulle sperimentazioni in corso è l'Organizzazione mondiale della sanità. Attraverso report aggiornati quasi quotidianamente, infatti, tiene traccia dell'evoluzione della cosiddetta pipeline dei vaccini anti Sars-Cov-2.

Una rapida premessa è necessaria: i vaccini, come tutti i farmaci, prima di arrivare sul mercato devono seguire un rigoroso iter di sperimentazione, che parte dai test in laboratorio per arrivare fino a quelli clinici sulle persone, a loro volta organizzati in 3 fasi principali. La fase 1, che coinvolge appena un numero esiguo di volontari, è quella che valuta tollerabilità e sicurezza del prodotto. La 2 valuta la risposta immunitaria, oltre a verificare di nuovo tollerabilità e sicurezza su un gruppo più ampio di volontari. E infine la 3, che inizia se le precedenti si sono concluse con successo, consiste nella somministrazione del vaccino a un gran numero di persone, per valutare l'effettiva efficacia del vaccino e le eventuali reazioni avverse rare. Solo al termine di tutte le fasi, e in caso di esito positivo, si può procedere alla registrazione del vaccino, alla produzione su larga scala e alla sua distribuzione.

Ma quindi, a che punto siamo?

A oggi ci sono almeno 5 diversi vaccini giunti alla fase 3 della sperimentazione clinica, e un'altra dozzina si trova appena più indietro, in fase 1 o in fase 2. Nello specifico, cinque fra i candidati vaccini giunti all'ultimo step sono la formulazione brasiliana Profiscov del Butan Institute, gli statunitensi mRNA-1273 (della farmaceutica Moderna) e AZD1222 (di AstraZeneca, insieme all'università di Oxford), il cinese Ad5-nCoV della CanSino Biologics e, infine, il belga Ad26.CoV2.S di Janssen.

Una citazione a parte merita poi il vaccino di Putin Gam-COVID-Vac Lyo, sviluppato dal ministero della salute russo e dall'istituto Gamaleya: anche se molto chiacchierato a livello mediatico, ufficialmente risulta ancora a cavallo tra la fase 1 e la 2, quindi sulla base delle evidenze scientifiche a oggi rese pubbliche pare non rientrare tra i candidati più precoci.

(foto: Ansa)

"Il riferimento temporale migliore che abbiamo in questo momento sono le date di chiusura della raccolta dati per le sperimentazioni in fase 3", hanno spiegato a Meteo.it Cristina Stasi e Caterina Silvestri della Agenzia regionale di sanità (Ars) della Toscana, che insieme hanno redatto un report puntuale (in italiano) dello stato delle singole sperimentazioni. "I ricercatori a oggi stanno lavorando al fine di concludere la raccolta e analisi dei dati nei tempi previsti dalla sperimentazione clinica, per poi giungere a conclusioni scientificamente solide", hanno aggiunto. Per il cosiddetto vaccino di Oxford AZD1222, per esempio, salvo ulteriori interruzioni la chiusura della raccolta dati per la fase 3 è prevista per la prima settimana di dicembre.

Queste date, comunque, non coincidono con quelle di effettivo avvio della campagna di vaccinazione. "Dopo la fine della sperimentazione normalmente occorre attendere i tempi tecnici per l'autorizzazione da parte delle agenzie regolatorie e per l'immissione in commercio", proseguono Stasi e Silvestri. "Anche se le fasi successive sono state accelerate vista la situazione di emergenza, tra il termine della fase 3 e l'effettiva iniezione del vaccino ci sono diversi altri passaggi da considerare". Per esempio, volendo dare ascolto a voci più pessimistiche, secondo la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) appena il 10% della popolazione mondiale sarà protetto contro la Covid-19 a un anno di distanza dalla sua effettiva disponibilità sul mercato.

I motivi per essere (cautamente) ottimisti

Chiariti i tempi tecnici, secondo le ricercatrici Ars c'è comunque spazio per un cauto ottimismo. "La fase 3 di sperimentazione è una fase piuttosto avanzata", hanno aggiunto, "quindi c’è buona probabilità che almeno uno dei candidati abbia successo. E anche momentanee interruzioni nella sperimentazione, come accaduto per il vaccino AstraZeneca-Oxford per un evento avverso segnalato in un paziente del Regno Unito, fanno parte di ciò che può accadere normalmente durante l'iter di sperimentazione".

(foto: Ansa)

Certo, la storia anche recente - basta pensare al virus dell'Hiv o al coronavirus della Sars, per i quali un vaccino ancora non esiste - insegna che finché non si è arrivati all'approvazione definitiva è presto per cantare vittoria. E i grandi proclami secondo cui entro l'autunno o la fine del 2020 avremmo portato a termine vaccinazioni su larga scala sono già smentiti dai fatti. Ma, nel complesso, la strada sembra essere tracciata, e la meta quasi visibile all'orizzonte.

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