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Attacco dell'orso in Trentino, perché in Abruzzo la convivenza funziona meglio. VIDEO

La notizia della morte di un runner in Trentino, a seguito dell’attacco da parte dell’orsa Jj4 (di cui il Tar di Trento ha appena sospeso l'abbattimento), ha sollevato aspre polemiche sulla gestione di questi animali e sulla convivenza tra i plantigradi e l’uomo
ALTRO14 Aprile 2023 - ore 11:21 Redatto da Redazione Meteo.it
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La notizia della morte di un runner in Trentino, a seguito dell’attacco da parte dell’orsa Jj4 (di cui il Tar di Trento ha appena sospeso l'ordinanza di abbattimento) ha sollevato aspre polemiche sulla gestione di questi animali e sulla convivenza tra i plantigradi e l’uomo. E mentre le operazioni per la cattura e l’abbattimento di Jj4 sono iniziate, ci si interroga su come sia possibile che si verifichino certi episodi. Per capirlo è utile osservare le differenze che esistono tra il Trentino, dove è avvenuto l’attacco, e un altro luogo in Italia dove sono presenti numerosi orsi: il Palm, il parco nazionale tra Abruzzo, Lazio e Molise. Perché se nel primo caso la convivenza tra umani e plantigradi sembra complessa, molto meno appare esserlo nel secondo.

Gli orsi in Trentino e Abruzzo

Tra le principali differenze tra le due realtà c’è il numero di orsi presenti: come riporta La Stampa, si stima siano quasi 200 i plantigradi presenti in Italia. Di questi almeno un centinaio si trovano in Trentino, esclusi i cuccioli stimati in circa 30 unità, mentre un numero compreso tra 50 e 60 nel Palm. Il fatto che in Abruzzo siano la metà, ovviamente, rende meno probabile un incontro con gli esseri umani. Gli esemplari di orso bruno presenti in Trentino, inoltre, sono stati reintrodotti tra il 1999 e il 2000 con il progetto Life Ursus anche grazie all’importazione di animali dalla Slovenia, mentre l’orso marsicano - una sottospecie dell’orso bruno - ha sempre vissuto nell’area: osservando i comportamenti delle due tipologie, i marsicani sembrano avere un comportamento meno aggressivo e più schivo rispetto ai "cugini" in Trentino. Tra le cause, secondo gli esperti, ci sarebbe la maggior abitudine a vivere in aree antropizzate rispetto agli esemplari proveniente dalla Slovenia, più abituati a vivere in zone dove la presenza dell’uomo è rara o assente.

Il ruolo chiave della comunicazione

A rendere diverse la situazione ci sarebbe anche la differente comunicazione svolta nelle due aree, per rendere residenti e turisti maggiormente consapevoli su come comportarsi in presenza degli orsi. “In Trentino non è stata mai fatta una comunicazione seria, a scienza e cultura si è anteposta la strategia politica della paura. Il primo piano comunicazione è del 2002, l’ultimo del 2016: mai attuati”, ha dichiarato a La Repubblica Andrea Mustoni, zoologo e uno dei padri del progetto Life Ursus. L'approccio nel Palm è stato diverso, con molti progetti di comunicazione la presenza dell'orso è stata valorizzata ed è diventata un simbolo del territorio. I turisti inoltre sono chiamati a rispettare regole di comportamento ferree, per ridurre al minimo le possibilità di incontri: è proibito uscire dai sentieri nelle zone di riserva integrale e di riserva generale, e devono seguire particolari regole per entrare nelle quattro aree del Parco. Mentre in Trentino l’approccio sembra non esser stato sufficientemente adeguato nell’informare sui comportamenti da tenere in alcune aree della montagna.

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