2018VP1, l'asteroide che sfiorerà la Terra il 2 novembre
Possiamo stare tranquilli: la probabilità che nei prossimi giorni l'asteroide 2018VP1 entri in rotta di collisione con il nostro pianeta sono bassissime, e se anche accadesse nemmeno ce ne accorgeremmo, perché quel sassolone finirebbe sbriciolato in atmosfera prima di raggiungere il suolo. Nessun allarme, nessun impatto e nessuna particolare preoccupazione, dunque, ma solo qualche curiosità spaziale.
A rendere chiacchierato 2018VP1, scoperto due anni fa dal Palomar Observatory in California, sono soprattutto le coincidenze temporali. Il prossimo passaggio ravvicinato con la Terra, infatti, sarà il 2 novembre, giorno in cui i cristiani celebrano la commemorazione dei defunti. E poi, per il 2020 in particolare, il 2 novembre è pure la vigilia del giorno delle elezioni presidenziali tra Donald Trump e Joe Biden. Non a caso l'asteroide, con un gioco di parole che quasi allude al giorno del giudizio, è stato soprannominato Election Day.
Com'è fatto l'asteroide 2018VP1
Possiamo visualizzarlo come una via di mezzo tra un'utilitaria e un piccolo furgoncino, riempiti di sassi. In pratica, è un oggetto spaziale del diametro poco superiore ai 2 metri e una massa stimata di 16 tonnellate, si muove lanciato nello Spazio a una velocità di circa 24 chilometri al secondo nel sistema di riferimento del Sole e di circa 9,5 chilometri al secondo relativamente alla Terra (in questa fase dell'orbita).
Dal punto di vista astronomico, 2018VP1 orbita intorno al Sole con un periodo di rivoluzione che corrisponde grossomodo a 2 anni terrestri. Fa parte degli asteroidi di classe Apollo, ossia quelli che seguono un'orbita che si interseca con quella terrestre e che dunque possono potenzialmente scontrarsi con il nostro Pianeta, ma dato che si tratta di un mini-asteroide non è nemmeno stato inserito tra quelli potenzialmente pericolosi e da tenere sotto stretta sorveglianza.
L'impatto con la Terra
Molto probabilmente nemmeno ci sarà. Gli scienziati della Nasa, infatti, stimano che si tratterà di un near miss - di un passaggio a sfioro - con una probabilità del 99,59%. Vale a dire, le possibilità d'impatto con il sistema terrestre (atmosfera inclusa) sono ridotte allo 0,41%. La traiettoria più probabile calcolata dagli esperti di dinamica dei corpi spaziali prevede un passaggio a 0,78 raggi terrestri, ossia a un'altitudine rispetto al suolo di 5mila chilometri.
Naturalmente l'incertezza è dovuta al fatto che per un oggetto così piccolo e di forma irregolare (non del tutto nota, peraltro) è impossibile stabilire con certezza una linea di traiettoria, ma esiste un range entro cui l'asteroide dovrebbe passare. Ma anche nella remota possibilità che la traiettoria finisca per essere proprio quella che conduce a impattare contro il nostro pianeta, non dovrebbero esserci grosse sorprese.
A causa dell'accelerazione gravitazionale verso la Terra, la velocità dell'asteroide (relativa al nostro sistema di riferimento) aumenterebbe dai 9,5 chilometri al secondo fino a 14,7 al momento dell'ingresso in atmosfera. Qui, proprio a causa dell'attrito con l'aria, finirebbe ben presto per scaldarsi e poi frantumarsi, di fatto polverizzandosi in atmosfera. In linea di principio non si potrebbe escludere l'arrivo al suolo di qualche piccolo e sporadico frammento, ma si tratterebbe di briciole, di piccoli souvenir spaziali. Solo gli strumenti di osservazione potranno quindi osservare l'asteroide prima che venga disintegrato.
Se ciò non dovesse accadere, come è molto probabile che sia, l'asteroide continuerà il suo moto attorno al Sole, tornando a far visita alla Terra da vicino nel 2025. È stato proprio in occasione dell'ultima di queste visite, nel novembre 2018, che abbiamo imparato molto su 2018VP1, tenendolo monitorato per 13 giorni grazie ai telescopi.
I prossimi asteroidi
Al di là dell'effettiva probabilità d'impatto - che non è nemmeno del tutto trascurabile, a dire il vero - a rendere irrilevante ai fini della difesa planetaria 2018VP1 è la sua già citata ridotta dimensione. L'Agenzia spaziale europea (Esa) l'ha definito infatti "davvero una piccola cosa".
Come termine di paragone basta pensare alla meteora cosiddetta di Celjabinsk, l'ultimo in ordine cronologico tra gli impatti astronomici rilevanti: cadde in Siberia il 15 febbraio 2013, aveva un diametro di 15 metri e una massa di circa 10mila tonnellate. Insomma, un sassolone tre ordini di grandezza più pesante rispetto a 2018VP1. L'onda d'urto della sua disintegrazione in atmosfera provocò la rottura di vetri e un migliaio di feriti, ma fortunatamente nessun decesso. Il frammento più grande arrivato al suolo e recuperato ha una massa di 570 chilogrammi.
Ciò che davvero è ritenuto pericoloso per la Terra è il potenziale arrivo di oggetti spaziali ancora più grandi, con un diametro di centinaia di metri o addirittura chilometri. Questi oggetti (almeno quelli noti) sono tenuti sotto stretto controllo, e per ora i due relativamente più pericolosi sono 101955 Bennu (probabilità d'impatto 0,037% tra il 2175 e il 2199), e poi 1950 DA nel 2880, con una probabilità dello 0,012%. Percentuali molto piccole, ma da tenere sott'occhio dato che si tratta di due oggetti grandi rispettivamente 500 metri e 1.300 metri di diametro. L'asteroide che ha fatto estinguere i dinosauri si stima avesse un diametro di 10 chilometri.