Turbolenze in volo: c'è un periodo in cui si fanno più frequenti. Il motivo
Le turbolenze aeree sono sempre più frequenti soprattutto in inverno. Questo è dovuto ai cambiamenti climatici. Volare in spazi aerei nelle prossimità della fascia della corrente a getto subtropicale, significa aumentare la probabilità di imbattersi in una turbolenza. Il riscaldamento della Terra, ha ampliato l'area interessata da possibili turbolenze durante un volo, estendendole fino all’Atlantico settentrionale e alle aree della Scandinavia, fino al Mediterraneo, e quindi l’Italia.
Turbolenze in volo: c'è un periodo in cui si fanno più frequenti. Il motivo
Uno studio portato avanti dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) sull’aumento delle turbolenze aeree in Europa, riporta che il numero di turbolenze è triplicato, passando così dall’1,5% al 4% negli ultimi 40 anni. “I picchi si verificano in inverno, a causa dei venti di taglio provenienti dalla corrente a getto subtropicale sul Mediterraneo meridionale. La maggior parte degli episodi in aumento è correlata alla turbolenza in aria chiara, che si verifica inaspettatamente alle altitudini di crociera dei voli”, spiegano gli esperti su Geophysical Research Letters.
Cos’è una turbolenza in aria chiara? Quali sono i pericoli?
Trattasi di turbolenza in aria chiara, nota anche come turbolenza in aria pulita, è il movimento di masse d’aria che avviene in aree di cielo in assenza di nuvole o attività temporalesche. Questo fenomeno è dovuto all’incontro di vari elementi d’aria che viaggiano a velocità diverse per via delle correnti a getto, delle correnti d’aria strette e veloci. Movimenti che con il cambiamento climatico rendono sempre più frequenti le turbolenze.
Questo tipo di turbolenze sono pericolose perchè impossibili da rilevare ad occhio nudo e quindi imprevedibili. “Quella leggera, la più comune, può causare lievi movimenti dell’aereo, senza compromettere la sicurezza del volo. La turbolenza moderata o forte (Mog) può invece causare bruschi cambiamenti di altitudine e/o rotta, mettendo in pericolo la sicurezza dei passeggeri e aumentando così il rischio di danni strutturali agli aeromobili” - spiega Tommaso Alberti, dell’INGV di Roma.
In Europa le turbolenze si verificano maggiormente in inverno, a causa delle correnti a getto "a causa della differenza di temperatura più pronunciata tra l’equatore e i poli". "Inoltre, la presenza di masse d’aria fredda distinte da quelle d’aria calda crea condizioni favorevoli per un gradiente di pressione più ripido che rafforza il getto, favorendo sistemi meteorologici più frequenti e intensi che spesso portano condizioni umide e tempestose sul Mediterraneo meridionale. Episodi di turbolenza moderata o forte più intensi possono essere anche rilevati sulle Alpi, correlati alla presenza di jet streak (le zone dove il flusso principale della corrente a getto subisce una brusca accelerazione, ndr) che sono più comuni in inverno".
Gli esperti aggiungono: “Il riscaldamento globale comporta un maggior coinvolgimento delle aree interessate dalla turbolenza, con episodi distribuiti su una zona più ampia, con interessamento anche dell’Italia ed effetti che variano a seconda della stagione, più intensi d’inverno e più tenui durante il periodo estivo”.