L’inquinamento atmosferico riduce l’aspettativa di vita più di alcol e fumo
L’inquinamento dell'aria rappresenta una delle sfide ambientali e sanitarie più gravi dei nostri tempi. Spesso pensiamo che il fumo e l’alcol siano le principali minacce per la nostra aspettativa di vita, ma un recente studio ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico può essere un killer ancora più insidioso.
Inquinamento atmosferico e aspettativa di vita, i dati dello studio
L’inquinamento atmosferico è un vero e proprio killer per la salute umana. Lo dimostrano i dati raccolti nello studio condotto dall’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago - EPIC - che ha rivelato quanto l’aria inquinata possa essere più nociva di fumo e alcol. La scoperta sottolinea ancora una volta la necessità imminente di affrontare un problema presente su scala globale e aumentare gli sforzi per ridurre emissioni veicolari e industriali, incendi boschivi e altre fonti responsabili dell'elevata presenza di PM10 - particolato atmosferico con un diametro inferiore a 10 micrometri - polveri sottili e biossido di azoto nell'aria.
La presenza di queste sostanze causa gravi problemi di salute, tra cui malattie polmonari, cardiopatie, ictus e cancro. Se tutto il mondo fosse in grado di ridurre in modo permanente questi inquinanti portandoli entro i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’aspettativa di vita media potrebbe aumentare di 2,3 anni.
Il confronto tra danni alla salute da inquinamento atmosferico, fumo e alcool è sorprendente. Mentre il fumo riduce l’aspettativa di vita globale di 2,2 anni e l'abuso di alcol contribuisce a una riduzione di 2 anni, l’inquinamento atmosferico li supera entrambi con un abbassamento di 2,3 anni nell’aspettativa di vita. Appare quindi evidente che è necessario intervenire, e farlo in fretta, ponendo questa emergenza tra quelle più urgenti per la salute pubblica.
La mancanza di un fondo globale per l'inquinamento atmosferico
Per affrontare questa sfida in maniera efficace è necessario un fondo globale dedicato all'inquinamento dell'aria, che ad oggi non esiste. A livello globale è l'Asia meridionale quella più colpita dallo smog. Paesi come il Bangladesh, l'India, il Nepal e il Pakistan sono tra quelli che fanno registrare le maggiori concentrazioni di particolato fine nell'aria. Se riuscissero a ridurli portandoli entro i limiti indicati dall'Oms gli abitanti del Bangladesh potrebbero guadagnare quasi 7 anni di vita.
Un esempio di miglioramento arriva dalla Cina. Dal 2014 - anno in cui il Dragone ha iniziato a combattere seriamente lo smog - e il 2021 l'inquinamento dell'aria è diminuito del 41%. Proseguendo su questa linea i cittadini cinesi potranno guadagnare in media 2,2 anni sull'aspettativa di vita.
E in Italia? L'aria malsana è un problema che interessa anche il nostro Paese, come evidenziato dal recente report Legambiente "Mal'Aria di città 2023". Il 2022 ha visto numerose città italiane costrette a fare i conti con seri problemi di inquinamento ambientale. In molte località si sono registrati valori superiori ai limiti consentiti di PM10 per oltre 35 giorni in un anno, mentre alcune città hanno registrato anche gravi problemi legati alle polveri sottili (PM2.5) e al biossido di azoto (NO2).