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Quando i cambiamenti climatici portarono l’uomo a un passo dall’estinzione. VIDEO

Secondo un recente studio, tra 900 e 800mila anni fa la popolazione in età riproduttiva degli antenati degli esseri umani sarebbe crollata a soli 1.280 individui. E la causa più probabile identificata dagli scienziati è un evento climatico estremo
Ambiente5 Settembre 2023 - ore 17:28 Redatto da Redazione Meteo.it
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Immaginatevi un mondo in cui sono vivi solamente 1.300 esseri umani in età riproduttiva. Saremmo considerati, secondo i nostri stessi standard, una specie a un passo dall’estinzione. Ed è proprio questo che, secondo un recente studio citato dal Guardian, sarebbe accaduto agli antenati degli esseri umani tra 900 e 800mila anni fa. Un’analisi genomica condotta su più di 3mila persone attualmente viventi suggerisce infatti che per circa 117mila anni la popolazione totale in età riproduttiva sarebbe collassata intorno ai 1.280 individui. E la causa più probabile identificata dagli scienziati è un cambiamento climatico estremo.

Sull’orlo dell’estinzione

Secondo Giorgio Manzi, antropologo dell’università Sapienza di Roma, “i numeri che emergono dal nostro studio corrispondono a quelli delle specie che attualmente sono a rischio di estinzione”. Però i ricercatori ritengono che la situazione in cui si trovarono i nostri antenati potrebbe aver innescato l’emersione di una nuova specie, l’Homo heidelbergensis, ritenuto da alcuni un antenato condiviso tra gli umani moderni e i Neanderthal. L’homo sapiens - cioè l’essere umano moderno - si considera essere emerso circa 300mila anni fa. “È stata una fortuna” che siamo sopravvissuti, ha aggiunto Manzi, “ma abbiamo imparato dalla biologia evoluzionistica che l’emersione di nuove specie può avvenire in piccole e isolate popolazioni”.

Il ruolo del cambiamento climatico

Il collo di bottiglia in cui si trovarono gli antenati degli attuali esseri umani sembra coincidere temporalmente con significativi cambianti climatici a livello globale. Cambiamenti che avrebbero portato le glaciazioni a diventare eventi di lunga durata, una diminuzione nella temperatura superficiale degli oceani e forse una prolungata siccità in Africa e in Eurasia. “Sappiamo che tra 900 e 600mila anni fa il numero di fossili in Africa è molto scarso, mentre prima e dopo ci sono numeri più alti”, ha spiegato ancora Manzi. “E lo stesso si può dire per l’Eurasia”. Per il professor Chris Stringer del Natural History Museum di Londra, tuttavia, non ci sarebbero prove convincenti di una mancanza di fossili di antenati dei moderni esseri umani a livello globale, aprendo alla possibilità che l’evento che ha causato il collo di bottiglia sia stato un fenomeno più locale che a livello planetario.

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