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Emergenza smog, aria bocciata nelle 102 province italiane: tutti i dati

Il report Mal'Aria di Legambiente: superate le soglie di inquinamento Oms in tutte le 102 province italiane. Aree più critiche: il Nord e la Pianura Padana in particolare. Ecco tutti i valori.
3 Febbraio 2022 - ore 16:25 Redatto da Redazione Meteo.it
3 Febbraio 2022 - ore 16:25 Redatto da Redazione Meteo.it
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Italia bocciata in smog: dal report Mal'Aria di Legambiente sull'inquinamento atmosferico emerge infatti che le tutte le 102 province italiane analizzate hanno fatto registrare nel 2021 concentrazione di Pm10, Pm2.5 e NO2 superiori a quelli suggeriti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ovvero una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo di Pm10, di 5 μg/mc per il Pm2.5 e di 10 μg/mc per l’NO2 (il biossido di azoto).

Emergenza inquinamento atmosferico, un problema cronico

Le scarse precipitazioni di queste ultime settimane hanno accentuato la formazione di una cappa di smog nel Nord Italia, facendo emergere ancor più nella percezione di tutti come l'emergenza inquinamento atmosferico sia un vero e proprio problema cronico in Italia.

Ma il problema non è certo solo di questi giorni. Il report Mal'Aria di Legambiente analizza i dati del 2021 provenienti da 102 città principali per altrettante aree, non trovandone nessuna che abbia centrato gli obiettivi minimi dell'Oms. Non solo, in ben 17 città i valori di polveri sottili sono risultati addirittura più del doppio dei limiti suggeriti. Questo dato evidenzia un serio pericolo per la salute pubblica, poiché proprio le polveri sottili sono le principali cause di malattie respiratorie gravi.

Concentrazione delle polveri sottili: tutti i dati

Pm10 - Le centraline per la rilevazione dei livelli di polveri sottili hanno registrato valori davvero allarmanti ad Alessandria, dove la media annuale di PM10 è stata di 33 microgrammi per metro cubo. Situazione simile anche a Milano, seconda in questa particolare classifica, dove si sono registrate concentrazioni medie di 32 microgrammi per mc. Non migliora di molto la situazione in altre città del Nord Italia. A Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino le centraline hanno registrato una media di 31 microgrammi/mc di Pm10.

In generale sono le città della Pianura Padana a fornire i dati più allarmanti: troviamo anche Piacenza, Reggio Emilia, Cremona, Vicenza, Treviso e Verona tutte con 30 microgrammi per metro cubo.

La situazione migliora al Centro e al Sud, dove a far registrare valori oltre la soglia è solo Avellino, mentre La Spezia, Caltanissetta, L'Aquila, Nuoro e Verbania mantengono i livelli entro la soglia prevista (per il Pm10).

Per riuscire a rientrare nei prossimi anni entro la soglia è necessario, secondo Legambiente, ridurre le concentrazioni di circa il 33%.

Pm2.5 - Ritroviamo la situazione appena vista per le concentrazioni di Pm10 nell'aria anche per la presenza di Pm2.5, le polveri sottili "ancora più sottili". A fare da apripista sono sempre le città del Nord e la Pianura Padana. Ad aggiudicarsi il "primato" sono Cremona e Venezia, con valori una media annuale di 24 µg/mc (quasi 5 volte quelli consentiti). Leggermente inferiori, ma comunque preoccupanti i livelli Pm2.5 rilevati a Milano, Torino, Asti, Piacenza, Verona e Padova, dove le centraline si sono attestate a 20 µg/mc.

In generale comunque nessun capoluogo italiano ha fatto registrare valori nei limiti della parte più fina delle polveri sottili e sono almeno 11 quelle che hanno sforato i parametri in maniera importante. Gli effetti delle particelle Pm2.5 sul sistema respiratorio umano sono stati largamente documentati, e per prevenire il rischio di cancro ai polmoni, malattie cardiovascolari e respiratorie gravi occorre ridurre le concentrazioni a livello nazionale del 61%.

NO2 - Valori preoccupanti per i livelli di NO2 (biossido di azoto) in 13 città italiane. Ancora una volta troviamo Milano e Torino tra le città che fanno registrare i dati più allarmanti, con livelli di biossido di azoto che superano tre volte quelli suggeriti. Nel capoluogo lombardo la media annuale nel 2021 è stata di 39 µg/mc, mentre in quello piemontese il biossido di azoto ha fatto registrare valori medi di 37 µg/mc. Le cose non vanno meglio neppure a Palermo e a Como (36), Bergamo (35), Trento e Teramo (34), Monza e Roma (33), Bolzano e Napoli (32), Pavia e Firenze (31). Per arrivare alle soglie previste in Italia per l'NO2 la riduzione dovrà essere mediamente del 52%.

Come raggiungere gli obiettivi, la campagna Clean Cities

L'attenzione di Legambiente sull'urgenza di ripensare e ridisegnare le aree metropolitane italiane e gli spazi pubblici, nonché sull'importanza di promuovere una mobilità sostenibile, è al centro della seconda edizione della campagna Clean Cities, che si svolge a partire da oggi e fino al 3 marzo in 17 città.

Nell'ambito della campagna Clean Cities è stato realizzato questo report Mal'aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities. Secondo Stefano Ciani, presidente di Legambiente "l'inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali". L'associazione ambientalista ribadisce inoltre la centralità della mobilità sostenibile ed elettrica e dell'efficientamento energetico. In ambiente urbano proprio mobilità e riscaldamento domestico sono i fattori che incidono maggiormente sulla qualità dell'aria.

Senza contare che, come ribadito da Andrea Minutolo (responsabile scientifico Legambiente), quando i valori indicati dall'Oms diverranno vincolanti il non rispetto porterà inevitabilmente ad azioni legali verso gli Stati membri inadempienti. In Italia, al momento, vi sono ben tre valori che danno luogo ad infrazioni, ovvero i tre inquinanti (PM10, PM2,5 e il biossido di azoto) responsabili di patologie importanti.

Gli obiettivi

La risposta che porterebbe ad una migliore qualità dell'aria, secondo Legambiente, è racchiusa in alcuni passaggi da intraprendere subito:

  • ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d'uomo;
  • aumentare il trasporto pubblico elettrico;
  • incentivare la sharing mobility anche nelle periferie

Oltre a queste azioni è fondamentale procedere quanto prima a piani di riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica, con abitazioni a emissioni zero, e vietare la commercializzazione di veicoli a combustione interna.

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Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile ore 16:54

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