Clima, un punto di non ritorno e dove possiamo ancora intervenire

Dieci anni fa 195 Stati firmavano l’accordo globale sul clima di Parigi. A che punto siamo? Abbiamo già superato dei punti di non ritorno, viste le tendenze negative nella lotta al cambiamento climatico? 160 scienziati, come riporta la Repubblica, tracciano un bilancio nel nuovo rapporto sui Global Tipping Points, a un mese dalla nuova conferenza COP 30 in Brasile.
Il primo punto di non ritorno raggiunto sembra essere quello della perdita delle barriere coralline mentre su altri come la situazione delle calotte polari, delle correnti oceaniche e dell’Amazzonia ci sarebbero margini, con interventi però urgenti e davvero efficaci, perché siamo vicini al tipping point.
Il paradiso perduto
La prima perdita irrecuperabile per il futuro sarebbe quella delle barriere coralline globali. E non parliamo solo di una delle meraviglie da ammirare sott’acqua in vacanza. Si tratta di un elemento fondamentale per ecosistemi e biodiversità con coralli, spugne, microrganismi, pesci e piante. Le barriere ospitano circa il 25% di tutte le specie marine e sono fondamentali per la sopravvivenza anche di moltissime persone.
A distruggerle e letteralmente sbiancarle, decomponendole, sono i cambiamenti delle acque surriscaldate e acidificate. Il declino totale avverrà in tempi lunghi ma sembra “inarrestabile”, anche se qualche scienziato non è così pessimista. Secondo tutti gli scenari comunque: "Se non torneremo a temperature medie globali superficiali di +1,2 °C il più velocemente possibile, allora non riusciremo a mantenere barriere coralline di acqua calda sul nostro Pianeta su una scala significativa".
Gli altri tipping point che ai avvicinano
L’Accordo di Parigi del 2015 fissava il limite massimo di aumento delle temperature medie globali al +1,5° rispetto all’area preindustriale per i successivi vent’anni con un taglio delle emissioni di gas serra marcato, che però non c’è stato in questi termini. La soglia è stata superata da un paio d’anni, con un trend preoccupante, ma saremmo in tempo per rientrare.
Non è l’unico tipping point che stiamo affrontando. Gli esperti, guidati dall'Università di Exeter e con progetti finanziati anche dal proprietario di Amazon Jeff Bezos, elencano almeno altri tre punti critici "pericolosamente vicini" con il collasso di foresta amazzonica, correnti oceaniche fondamentali e calotte glaciali.
"Non possiamo più parlare di punti di non ritorno come di un rischio futuro”, spiega Tim Lenton del Global Systems Institute dell'Università di Exeter. "Tragicamente, in alcune parti del clima e della biosfera, il cambiamento sta avvenendo rapidamente". “Abbiamo ancora un certo potere decisionale sul futuro”, servono però “azioni climatiche aggressive”.
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