Chikungunya, allerta a Verona: almeno 46 casi. Disinfestazioni e manifestazioni a rischio

Allerta in Veneto, e in particolare a Verona, per il virus Chikungunya trasmesso da zanzare tigre infette. La seconda epidemia è iniziata, come riporta il Corriere, il 6 agosto con una donna di 64 anni di Albizzano (Verona). Era il primo caso autoctono, di un paziente cioè che non aveva viaggiato di recente in zone ad alta diffusione del virus.
Da allora i casi nella provincia di Verona, sempre autoctoni, sono arrivati ad almeno 46. Sono scattate così nuove disinfestazioni e anche le manifestazioni popolari nella zona vanno in alcuni casi verso la sospensione.
Paziente zero e acque stagnanti
Mentre in Italia resta la preoccupazione anche per la West Nile, trasmessa anch’essa dalle zanzare, si moltiplicano intanto gli inviti a non lasciare ristagni d’acqua all’aperto che potrebbero vanificare gli interventi contro le zanzare.
“Il paziente zero non è stato individuato e difficilmente lo sarà”, spiega al Corriere della Sera il professor Federico Gobbi, direttore scientifico dell’Irccs Sacro Cuore di Nagrar di Valpolicella (Verona), “ma abbiamo sequenziato il ceppo del virus, che è per tutti i casi finora emersi quello circolante in Madagascar. Altri focolai sono stati segnalati in Francia e in Cina. Nel Veneto Chikungunya potrebbe essere stato portato da un turista straniero infettato dalla zanzara tigre, che poi ha trasmesso il virus a dei residenti. Oppure il paziente zero potrebbe essere un veronese rientrato da un soggiorno nei Paesi a rischio. Il fatto che l’infezione resti confinata nella provincia scaligera può dipendere dal raggio d’azione della zanzara tigre, limitato a 200-300 metri, e dalla sua emivita di 25/30 giorni”.
Nessuna trasmissione da uomo a uomo: cosa fare
Va ricordato che il virus, comunque caratterizzato da una bassa letalità, viene trasmesso dalle zanzare tigre e non tra esseri umani. Però, prosegue Gobbi: “Una persona che accusa febbre a 38 senza sindrome respiratoria deve rivolgersi subito al proprio medico o a una struttura sanitaria per la diagnosi precoce. Se positiva, deve isolarsi per almeno cinque giorni, altrimenti rischia di essere punta nuovamente dalla zanzara tigre, che a sua volta contrarrà il virus e lo trasmetterà ad altri soggetti. I contagi potranno essere circoscritti quando la popolazione seguirà questo iter, eliminerà i contenitori con acqua stagnante nei propri giardini e spazi verdi e magari procederà alla disinfestazione degli stessi”.