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Allergie primaverili: non è colpa solo dei pollini

Allergie primaverili: il problema, in aumento, colpisce proprio in questi giorni almeno un italiano su cinque. Tra le cause non ci sono solo i pollini ma anche l'inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale. Ecco perché.
2 Aprile 2022 - ore 13:50 Redatto da Redazione Meteo.it
2 Aprile 2022 - ore 13:50 Redatto da Redazione Meteo.it
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Chi soffre di allergie primaverili lotta in questi giorni con varie patologie infiammatorie causate dalla presenza di pollini nell'aria. Il fenomeno, incrementato anche dal riscaldamento globale e dall'inquinamento atmosferico, vede ogni anno un numero più elevato di persone allergiche.

Primavera, tempo di allergie

La bella stagione è alle porte e, dopo il colpo di coda dell'inverno in atto in questi ultimi giorni, ben presto potremo salutare la stagione fredda e iniziare a goderci il sole primaverile. Con l'aumento delle temperature arrivano, però, anche alcune insidie, lo sanno bene tutti coloro che soffrono di allergie ai pollini.

Starnuti, prurito, ostruzione nasale, lacrimazione, occhi arrossati e asma sono alcuni tra i sintomi di una patologia che ogni anno colpisce tantissime persone. Secondo recenti stime infatti, si calcola che almeno un italiano su cinque soffre di allergie ai pollini e di questi addirittura 8 su 10 abbiano sviluppato reazioni infiammatorie a più specie polliniche contemporaneamente. Si tratta di persone che, definite polisensibili, rischiano di dover combattere con le allergie in atto da marzo fino a ottobre.

Ma anche per chi soffre di allergia primaverile a un solo tipo di polline le cose sembrano peggiorare ogni anno. I motivi? Le reazioni dell'organismo alle specie polliniche sono aggravate dal cambiamento climatico in atto.

Cambiamenti climatici e allergie di primavera, quale relazione?

Non è certo una novità che i cambiamenti climatici si ripercuotano sulla salute, e il fatto che le allergie di primavera vengano accentuate dalle temperature anomale ne è una ulteriore conferma. L'aumento delle temperature invernali, con le colonnine di mercurio che segnano caldi "anomali" nel periodo tra dicembre e marzo, favoriscono periodi di impollinazione più lunghi nelle piante "responsabili" dei disturbi. Indipendentemente dalla tipologia di albero o arbusto che causa la reazione allergica quindi il riscaldamento globale finisce anche per causare problemi supplementari ai soggetti maggiormente sensibili.

Pollinosi accentuata dall'inquinamento atmosferico?

Possiamo chiamarla pollinosi, allergia primaverile o rinite allergica. Qualunque sia il nome per definirla una cosa è certa: ogni anno colpisce migliaia e migliaia di persone.

Le reazioni allergiche sono causate dalla presenza di pollini, ma non solo. Secondo recenti studi sembra infatti che le cause scatenanti arrivino anche dalla qualità dell'aria che respiriamo. I soggetti che vivono e soggiornano in località in cui si registrano elevati livelli di inquinamento atmosferico sviluppano un numero maggiore di allergie.

La presenza di sostanze che risultano dannose nell'aria, come l'ozono, si concentrano maggiormente nelle zone in cui si registrano temperature più elevate. Certo, l'ozono non è una delle molecole allergizzanti, ma causa forti irritazioni all'apparato respiratorio che accentuano i sintomi della rinite allergica. Se a questo aggiungiamo il fatto che le emissioni dei motori finiscono per depositarsi anche sui pollini rendendoli così più allergizzanti, comprendiamo bene il peso che ha l'inquinamento sugli sviluppi dell'allergia primaverile, in particolare nelle aree a maggior tasso di urbanizzazione.

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Ultimo aggiornamento Venerdì 19 Aprile ore 22:10

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