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Le allergie stagionali rischiano di non essere più stagionali

Le temperature più miti durante l'autunno e l'inverno causano un incremento dei pollini. I periodi critici per gli allergici rischiano di allungarsi sempre più
20 Ottobre 2022 - ore 17:44 Redatto da Redazione Meteo.it
20 Ottobre 2022 - ore 17:44 Redatto da Redazione Meteo.it
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Con il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, le allergie rischiano di peggiorare a causa dello stravolgimento del qcalendario dei pollini. Le fioriture anticipate di alcune piante, l'impollinazione invernale e le temperature miti (o addirittura calde) durante l’autunno, infatti, tolgono dal calendario degli allergici le cosiddette stagioni tranquille. L’allarme è stato lanciato dalla Società Italiana di Allergologia, Asma, e Immunologia Clinica (Siaaic).

La stagione delle allergie si allunga

Gli italiani allergici sono circa 10 milioni e la maggior parte di loro cerca, da anni, di trovare un equilibrio per gestire i sintomi di cui soffrono stagionalmente. Il cambiamento climatico rischia di complicare di non poco la situazione a causa dell’impollinazione anticipata. Uno studio scientifico pubblicato su Nature Communications mostra come nel giro di qualche decennio la stagione critica per l’allergia inizierà 40 giorni prima e durerà 3 settimane più a lungo in autunno. Insomma, non esattamente una buona notizia se si considera che già oggi alcune settimane dell'anno sono davvero poco piacevoli per molte persone.

Alcune stime parlano di un possibile aumento della quantità complessiva di pollini del 200% nel giro di qualche anno. Il problema non riguarda solo l’ampliamento del periodo delle allergie, ma anche un generale peggioramento dei sintomi con un incremento delle manifestazioni più gravi.

Questo determina la necessità di fare un uso consapevole dei farmaci antistaminici, evitando di assumerli quando non necessario e, comunque, secondo le indicazioni del medico. Quasi scontato dire che per cercare di invertire anche questa tendenza è necessario ridurre rapidamente la quantità di anidride carbonica immessa nell’aria.

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