Scossa sismica profonda nel Tirreno: epicentro al largo della Calabria

Lunedì 6 ottobre, alle 22:55, è stata registrata una scossa di terremoto nel Tirreno meridionale. L'evento sismico, con magnitudo 3.2, ha avuto l'epicentro al largo della costa di Cosenza, a una profondità di 238 chilometri.
Il basso Tirreno è una zona in cui si verificano frequentemente terremoti di notevole profondità, tra i 100 e i 500 chilometri, un fenomeno che non si riscontra in altre aree d’Italia. In alcuni casi, tali eventi sismici raggiungono anche una magnitudo piuttosto significativa.
Scossa di terremoto al largo della Calabria, magnitudo 3.2: epicentro in profondità
Un terremoto di magnitudo 3.2 è stato rilevato lunedì 6 ottobre, alle 22:55 nel Tirreno meridionale. La scossa, con epicentro situato al largo della costa cosentina, si è verificata a una profondità di 238 chilometri. Non risultano segnalazioni di danni o feriti. La grande profondità del terremoto ha probabilmente ridotto l'intensità delle scosse percepibili in superficie, facendo sì che l'evento fosse poco avvertito dalla popolazione.
Ma come si distribuiscono gli ipocentri a diverse profondità? Se esaminati in sezione, si osserva un'area sismogenetica ben definita: gli ipocentri profondi non sono disposti in modo casuale, ma tendono a concentrarsi lungo una linea chiamata piano di Wadati-Benioff.
Questo piano inclinato rappresenta il punto dove la litosfera oceanica si immerge sotto quella continentale. Il termine è stato coniato dai sismologi Hugo Benioff, del California Institute of Technology, e Kiyoo Wadati, dell'Agenzia Meteorologica Giapponese, che furono i primi a identificare questi fenomeni, ben prima che fosse sviluppata la teoria della tettonica a placche.
Se consideriamo la distribuzione globale della sismicità, ci accorgiamo che i terremoti non si verificano uniformemente su tutta la Terra, ma si concentrano principalmente lungo i margini delle placche litosferiche. Tra questi, i terremoti profondi si manifestano in alcune specifiche aree, in particolare lungo il bordo della placca Pacifica, dove essa interagisce con le altre placche circostanti.
Perché la Calabria è esposta ai terremoti?
La teoria della tettonica a placche spiega che i continenti non sono statici, ma si spostano su un insieme di placche rigide che "galleggiano" su uno strato più plastico. I continenti possono avvicinarsi o allontanarsi l'uno dall'altro e lungo i confini di interazione tra le placche, le rocce tendono a rompersi.
La Calabria è particolarmente vulnerabile ai rischi geologici perché si trova proprio lungo la zona di convergenza tra la placca europea e quella africana, che si stanno avvicinando l'una all'altra a una velocità di circa 7 millimetri all'anno. In pratica, la regione è "schiacciata" dalla forza compressiva tra la placca africana a sud e quella europea a nord.
Questa compressione genera la frattura delle rocce calabresi lungo immense fessure, che possono estendersi per decine o addirittura centinaia di chilometri, con profondità che generalmente raggiungono i 10-15 km. Queste fratture, note come "faglie", sono il risultato dei movimenti della crosta terrestre legati al fenomeno della deriva dei continenti.
Le rocce, sottoposte a forti pressioni, si rompono lungo queste superfici di frattura, dando luogo a spostamenti e attriti. Questo processo provoca la liberazione immediata dell'energia elastica accumulata prima della rottura, che si manifesta sotto forma di energia "sismica".
Oggi, a causa degli strappi nella litosfera, la subduzione è confinata a una profondità di circa 200 chilometri sotto la Calabria. È proprio in questa zona ristretta che si verificano i terremoti profondi, i quali si manifestano principalmente al largo del Mar Tirreno.