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Riscaldamento globale, 6 studi: danni per la salute dei neonati

Crescono le probabilità di nascite premature, di obesità, di una malattia rara, e non solo, a seconda dell’esposizione ai vari cambiamenti ambientali delle mamme. Lo sostengono sei studi pubblicati in un numero speciale della rivista scientifica Paediatric and perinatal e epidemiology
17 Gennaio 2022 - ore 12:45 Redatto da Redazione Meteo.it
17 Gennaio 2022 - ore 12:45 Redatto da Redazione Meteo.it
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Il riscaldamento globale è purtroppo già qui e fa già danni alla salute, anche dei più piccoli. Sei nuovi studi pubblicati in un numero speciale della rivista scientifica Paediatric and perinatal e epidemiology collegano soprattutto un aumento di nascite premature, obesità nei primi anni di vita e gastroschisi (un raro problema all’addome) alla crescita delle temperature globali, con disturbi e patologie che possono segnare non solo i primi mesi di vita ma anche l’intera esistenza.

Uno studio ha analizzato il 3% di nascite premature, ovvero prima della 37esima settimana, in un milione di gravidanze in Australia tra 2005 e 2014. Le mamme che vivono nelle località più calde hanno il 16% di probabilità in più di questo esito. Uno studio americano, in Texas, presenta risultati simili: più 15% di probabilità per le donne esposte ai giorni con temperature da record.

La crescita di obesità infantile, o per lo meno di aumenti di peso che possono portare poi a obesità, viene collegata alle “notti tropicali” in cui non si scende sotto i 20°C (in aumento globalmente come numero). Questa volta è uno studio israeliano che su 200mila neonati ha trovato il 5% di probabilità in più di “obesità” in chi è esposto a queste notti: si bruciano meno grassi per mantenere la temperatura corporea costante.

Si sta studiando anche un possibile collegamento tra una patologia rara e i cambiamenti climatici. La gastroschisi, una mancata completa formazione della parete dell’addome che può far fuoriuscire parte degli organi interni, colpisce in media un neonato su 20mila. Uno studio statunitense sostiene che il rischio di questa malattia cresce se la mamma è stata esposta durante il primo trimestre di gravidanza ai fumi degli incendi, aumentati con il nuovo clima.

Danni si riscontrerebbero, secondo altri studi, per il concepimento con l’esposizione all’aria inquinata mentre a New York si è registrato un aumento dei ricoveri dei bambini più piccoli con l’aumentare dei picchi di caldo, per i problemi nell’autoregolazione della temperatura corporea.

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