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Condizionatori, riscaldamento, auto, lampioni e non solo: il piano anticrisi del governo

L’esecutivo ha già abbassato la temperatura dei termostati negli uffici pubblici, ma potrebbe non bastare in caso di improvviso stop alle forniture dalla Russia. Allo studio ci sarebbe un piano che coinvolge anche le case private, i limiti di velocità, le luci dei lampioni e molto altro.
Sostenibilità9 Aprile 2022 - ore 17:33 Redatto da Redazione Meteo.it
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Il rischio di uno stop improvviso al gas che arriva della Russia è più concreto a ogni giorno ulteriore di guerra in Ucraina. L’Europa discute se mettere l’embargo all’import da Mosca, e secondo quanto riporta il Corriere della Sera il governo avrebbe un piano per ridurre i consumi di gas in caso di emergenza. “Preferite la pace o il condizionatore accesso tutta l’estate?”, aveva già detto pubblicamente il premier Mario Draghi.

Il riscaldamento negli uffici pubblici e nelle case

Il governo ha già preso la strada del risparmio energetico per quanto riguarda gli uffici pubblici: un emendamento al decreto energia prevede che dall'1 maggio la temperatura dei riscaldamenti negli uffici pubblici scenda di un grado, e salga di un grado quella dei condizionatori. Ma si comincia a ragionare anche sul riscaldamento delle case private: secondo l’ex Ceo di Eni Paolo Scaroni abbassare di due gradi il termostato permetterebbe di risparmiare 3 miliardi di metri cubi di gas.

Spegnere luci e lampioni

Un altro tassello del piano potrebbe essere quello di ridurre il numero dei lampioni accesi e le ore di illuminazione. Anche i monumenti pubblici potrebbero vedere “tagliata” la luce, e ai condomini potrebbe essere chiesto ritardare l’accensione della luce nelle parti comuni: una fetta importante del gas russo viene infatti usata per generare energia elettrica.

Limiti di velocità più bassi

Non c’è però solo il gas: al centro delle possibili sanzioni energetiche contro Mosca c’è anche il petrolio. Uno stop alla materia prima dalla Russia provocherebbe prezzi del gasolio molto più alti degli attuali e per farvi fronte il governo potrebbe ricorrere a nuove misure: per esempio, l’obbligo di tenere le auto ferme la domenica e la riduzione dei limiti di velocità per consumare meno benzina. Misure che furono, almeno in parte, già varate nel corso della crisi energetica del 1973.

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